Non cerco pratiche fini a se’ stesse. Vorrei poter esprimere la mia propensione ad una sottomissione totalizzante, andando per gradi certamente, ma giungendo ad un punto in cui la mia volonta’ non riesce ad opporsi, desiderando fare paradossalmente quello che non vorrei, il punto sublime raggiungibile da entrambi in cui e’ realmente lei a possedere il controllo dello schiavo. La pratica non e’ il fine ma il mezzo. Non conta tanto il cosa, ma il come ed il chi.