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E riprendiamo il filo del discorso dalla serata di sabato, quando incontro i miei due schiavi, al termine del loro incontro pomeridiano. È il momento della punizione. Lascio ancora la parola a Riccardo per descrivere quanto successo.
SABATO SERA
20.30 è un orario insolitamente anticipato per uno dei nostri incontri, chiaro segno che c’è molta impazienza di concludere questa bizzarra vicenda.
La fretta è confermata dal tono e dai gesti del Padrone mentre mi accoglie in casa, ordinandomi in tono seccato di spogliarmi completamente e di aspettare nel living. Con ogni evidenza il mio arrivo, pur previsto, l’ha interrotto. Mentre mi accingo a spogliarmi intravedo Melissa, non più sua moglie ma solo schiava e oggetto di piacere. Faccio appena in tempo a vedere il suo malizioso negligé nero: più che coprire, riesce solo
a mettere in mostra il suo corpo snello che pare da adolescente, anche se in realtà è una vera bomba di sensualità raffinate ed estreme.
La magnifica visione scompare immediatamente in cucina, calamitata dalla voce del Padrone. Di lei sento solo più la voce, ora stranamente mite e querula, così diversa da quella resa roca e quasi rabbiosa dalla frenesia del piacere che ho conosciuto solo poche ore fa. Lui la sta strapazzando con la voce, ma anche con i gesti, direi, a sentire dai rumori che provengono dalla cucina e anche da qualche gemito di lei, impaurito e subito interrotto dal brusco intervento di lui. Sono nudo ora e tremo, ma non solo di freddo.
Poi sento soltanto gli inconfondibili suoni di una penetrazione, volutamente spogliata di qualsiasi tenero preliminare. C’è lo sciacquio delle grandi labbra che si aprono fradice al passare di lui; ci sono gli schiaffi ritmici del pube di lui contro di lei, talmente forti e sonori da farmi immaginare la scena come se la vedessi: lei piegata in due sul tavolo di cucina, alla pecorina, lui che la sbatte con violenza, aggiungendo alla forza dei propri fianchi la trazione delle sue mani che la afferrano per le anche. Ancora la voce di lui, stranamente distaccata, come se non fosse minimamente coinvolto nel furente atto sessuale che si sta consumando. Ora sta facendo commenti pesanti sulla ricettività di lei: tanto per capirci una delle frasi più gentili è: “Ti fai scopare a destra e a manca, davanti e dietro, come una vera puttana, ed ecco il risultato: non ti basta mai, troia! Ed in effetti gli schiaffi contro le natiche di Melissa (da parte del pube del suo maschio Padrone oppure della sua mano, o di entrambe?) sono diventati di colpo ancora più violenti, ma i gemiti ritmati e interrotti di Melissa non sono solo di dolore. Il ritmo dei colpi e dei gemiti sale ancora, si scoordina e si rompe, segnando l’imminente orgasmo di lei.
E’ a quel punto che la voce di Melissa si alza di tono, implorante: “No, ti prego… ti prego, ancora…No! Nooo!” Mi vedo il Padrone che si è fermato di colpo a godersi le contrazioni preorgasmiche di lei, poi ha sfilato il suo cazzo prepotente, giusto nel momento in cui lei potesse sentirsi più frustrata e più infoiata, a desiderare con furia l’ennesimo orgasmo.
Due ordini secchi, ed ecco che Melissa fa il suo ingresso tutt’altro che trionfale nel living: indossa una meravigliosa maschera ed un lungo mantello nero, sotto il quale intravedo il suo corpo nudo. È bellissima.
Sto male per lei, trattata come una cagna in calore dal suo Padrone sprezzante, ma intanto non posso nascondere la mia eccitazione per quanto appena successo; per il corpo di lei tanto più invitante quanto più tremante di opposte tensioni interiori; infine per quanto è successo oggi pomeriggio tra noi due…
Fattala accomodare sul divano, continua a torturarla, umiliandola con cattiveria eppure io mi perdo nell’osservare quella donna che, seppure sottomessa ed umiliata mantiene una straordinaria dignità.
Mi colpisce il suo abito così nobile. Peccato che presto anche lei finisca nuda, volendo il Padrone strapparle gli ultimi brandelli della sua dignità, già così ferita.
La voce ostile del Padrone mi riporta alla realtà, mentre ci ordina di prendere due ceri ciascuno, di metterci in corteo, di avviarci verso la camera da letto. Intanto sferza i nostri imbarazzi e indecisioni con sarcasmo, paragonandoci ad un infantile corteo di S.Lucia. Mentre compio i pochi passi del corteo dietro a Melissa, ondeggiante sui suoi tacchi a spillo..
Una brusca spinta del Padrone dietro di me segna l’ingresso in camera da letto, indizio chiaro che non sarà una seduta così rilassante.
PUNIZIONE ED ESPIAZIONE
Una brusca spinta del Padrone dietro di me segna l’ingresso in camera da letto, indizio chiaro che non sarà una seduta così rilassante. Cosa ci attende?
Un’altra brusca spinta e piombo disteso di traverso sul letto, subito seguito da Melissa, trattata allo stesso modo e anche peggio. Ci fa sedere appoggiati alla testiera, affiancati, lui si siede di fronte, poi con tono secco ci chiede di cominciare un dettagliato racconto del nostro pomeriggio, particolari, pensieri e sensazioni compresi; dovremo intervenire a turno, mentre l’altro dovrà impegnare tutto sé stesso per eccitare l’altro. Ancora!!! Una vera legge del contrappasso, morire letteralmente di piacere… farne indigestione, rotolarcisi dentro come maiali impazziti… Comincio a capire…
Tocca a Melissa iniziare, ma il suo racconto è esitante, incerto più che reticente, quasi si rendesse conto adesso di cosa ha davvero chiesto nel realizzare questa sua fantasia. Il Padrone sbuffa, si annoia, anzi si incazza subito e ordina a me seccamente di riprendere dall’inizio. Sono anch’io alquanto intimidito, inoltre per evidenti motivi di tempo sono comunque costretto ad un resoconto molto più sintetico e dimesso di quello che sono stato costretto poi a scrivere qui. Snocciolo comunque una articolata confessione delle prime fasi: il Padrone naturalmente si diverte nel sentire degli imbarazzi e umiliazioni che, nel realizzare questa sua improvvida fantasia, è stata costretta a sopportare nel viaggio e fino all’ingresso in camera la povera Melissa. La quale nel frattempo viene obbligata ad occuparsi del mio grado di eccitazione; lo ha fatto con gran piacere, perizia e risultati straordinari per tutto il pomeriggio; lo fa ora con la stessa abilità tecnica, ma con profondo senso di umiliazione, anche perché ostentatamente trattata di continuo dal suo Padrone come la peggiore e la più mediocre delle puttane. Per di più riesce a creare in me di nuovo lo stesso stato di tensione interiore di oggi pomeriggio, ma nonostante il suo impegno la mia erezione resta modesta, insoddisfacente, cominciando a creare in me un doloroso contrasto con l’eccitazione interna che proviene sia da lei sia dal racconto di quanto avvenuto tra noi poche ore prima. Si tratta di giusto senso di colpa di fronte al Padrone per aver goduto anche troppo della sua schiava, ben oltre il mandato ricevuto? oppure di disagio e anche qui senso di colpa per come viene trattata ora Melissa, grazie proprio al mio impegno e sforzi per farla cadere nella trappola da lei stessa incautamente avviata e grazie al mio racconto delatorio? Oppure è banale esaurimento delle energie fisiche? o che altro?
Quando il racconto arriva al primo sensuale abbraccio in camera e alla prova-finestra, nel Padrone crescono visibilmente delusione e rabbia da una parte ed eccitazione dall’altra; in me invece, poiché il racconto di queste fasi per forza di cose diventa anche una esplicita dichiarazione delle colpe di Melissa di fronte al Padrone, cresce ulteriormente l’imbarazzo. Il Padrone decide di sfogarsi, impugnando un corto e rigido frustino da equitazione, e di cominciare a segnare con cattiveria la pelle di Melissa, la quale nel frattempo è costretta a spompinare il mio cazzo tremulo tra un grido e l’altro. Poiché tutto ciò non contribuisce a migliorare la qualità e scorrevolezza del mio racconto, ogni tanto il Padrone interrompe la fustigazione di Melissa e il suo pompino per obbligarla a rendere la sua versione dei fatti, anch’essa piuttosto tremula; con grande senso dell’equità e del risparmio del tempo, nel frattempo vengo frustato io, con particolare predilezione per tutte quelle parti del mio corpo che più hanno offeso e tradito il Padrone. Poi subito dopo Melissa viene risospinta a medicare i segni del frustino con la sua lingua di schiava puttana, mentre riprende la sua punizione e il mio racconto.
Quando il livello di eccitazione e di cattiveria nel Padrone raggiungono la giusta massa critica, prima viola in modo prepotente Melissa con la mano, ruotando, allargando, facendomi osservare quel povero nido di piacere sconciato e circondato dal reticolo dei precedenti e cattivi segni rossastri; poi la penetra con violenza trattandola come un mero oggetto di piacere, insultandola, pretendendo che intanto Melissa prosegua a succhiarmi il cazzo; intanto commenta pesantemente il nostro comportamento del pomeriggio e di ora. La scena è eccitante nella sua essenziale brutalità; un pompino di Melissa lo è sempre, tanto più lo è quando la sua bocca è portata a contrarsi in modo ritmico per i colpi d’ariete che gli arrivano dalla irruente penetrazione a cui è costretta… Costretta fino ad un certo punto, visto che lei reagisce… incredibile! con i tipici gemiti prolungati di piacere che dimostrano che ha già raggiunto quel suo magico livello di orgasmo continuo che la caratterizza nei momenti di maggior foia. Dopo tutto un pomeriggio di sesso e nell’attuale contesto tutt’altro che distensivo, lei riesce a riprendere il ritmo dove lo abbiamo interrotto in albergo!
Quando il mio racconto arriva agli eccessi del primo e poi del secondo tempo pomeridiano della sfida a distanza e sotterranea tra me e Melissa, cerco di essere evasivo, più che sintetico, ma con la frusta e le sue parole… convincenti il Padrone estorce ad entrambi una sommaria ma completa confessione. Poiché nel frattempo il livello della mia erezione, sia pur sofferta e dolorosa, è diventato accettabile, il Padrone pretende che gli si dia una dimostrazione pratica delle nostre performance di schiavi in libera uscita. In particolare spinge me ad approfittare di una schiava così troia da essere sempre pronta, sempre eccitata, insaziabile: in effetti quando penetro in Melissa, la sua reazione dimostra con evidenza che da un pezzo mi sta aspettando con ansia e che vorrebbe finire in gloria tutta la tensione che sa di aver accumulato in me oggi pomeriggio. Ma c’è un nodo inestricabile di passioni contrastanti in me ora, che mi permettono solo per alcuni minuti e solo in parte di godere di lei e delle sue abilità di artista del piacere. Poi proprio sul più bello, proprio ora che potrei scaricare tutto il mio piacere, mi devo arrendere e crollo su un fianco.
I commenti sarcastici del Padrone mi feriscono come stilettate, ben più cattive delle cattive frustate di poco prima, mentre mi dimostra con irrisione come si fa a far godere una puttana: la tratta come una cagna, e quanto più Melissa è insultata e sbattuta con disprezzo e violenza, tanto più gode, gode e subisce tutto con interiore gioia servile. Stupido schiavo, guarda come è facile farla godere, senti come è piacevole scopare dentro di lei. Mi sorge il dubbio che proprio questa sia la forma di piacere perverso che stasera mi sono assegnato per espiare le mie colpe di schiavo infedele: estendere la proibizione di godere di Melissa ben al di là del limite dell’intero pomeriggio imposto dal mio Padrone, e proprio con questo senso di frustrazione realizzarmi come schiavo di fronte a Lui nel momento del suo trionfo e della mia umiliazione.
Tortuoso, ma c’è forse una controprova: Il Padrone ora mi obbliga ad osservare in primissimo piano il suo cazzo mentre entra ed esce da quello stesso paradiso di piacere che poche ore fa ho portato per almeno due ore all’orgasmo, godendone ma senza poter dar sfogo al mio piacere. Funziona! mi eccito… Poi si sfila e mi costringe prima a leccare la figa di Melissa, che è ormai ridotta ad un ricettacolo di umori vischiosi che mi stordiscono; poi devo imboccare il suo cazzo, nettarlo, lubrificarlo, adorarlo con umile atteggiamento servile, poi reintrodurlo in Melissa con malinconico senso di invidia. La mia eccitazione sale ancora… Prova tu adesso… Entro in quel corpo pronto a soddisfare ogni mia voglia… un attimo di paradiso, solo il tempo di sentire di nuovo intorno a me Melissa riprendere la sua danza lasciva, poi di nuovo una dolorosa fitta di frustrante dolore mi piega.
Il Padrone riprende a fottere Melissa, con durezza: questa sembra essere la punizione delle sue colpe, godere, ancora godere, come una macchina impazzita. Solo dopo un bel po’ si creano una pausa. Vengo fatto sdraiare ad occhi chiusi, odore di candela, prime gocce calde sulla schiena, poi roventi sul culo; poi vengo girato, e le fitte acute e quasi liberatorie centrano in pieno il cazzo scoperto e ormai infiammato da tanta usura, poi sui capezzoli, vicinissima e caldissima, poi ancora sul cazzo, ormai ricoperto. Queste fitte brevi e sottili e lo strascico di dolore che si portano appresso arrivano come una liberazione delle mie quasi insopportabili tensioni interiori. Poi Melissa viene costretta a riprendere la danza dei suoi fianchi per l’ultimo e più forsennato assalto di chi vuole totalmente spadroneggiare sulla schiava tornata ad essere solo sua. Intanto lui costringe lei ad occuparsi ancora di me: lo fa con dedizione assoluta e in modo raffinato e sensualissimo come mai ha fatto, tocchi leggeri di dita e baci e giochi di lingua e labbra dolcissime accarezzano (o tormentano?) ogni angolo più riposto del mio corpo. Il Padrone mi incita a masturbarmi, sempre più forte. Ancora fitte di dolore. Il ritmo del loro accoppiamento diventa frenetico. Ancora vengo costretto ad ammirarli in primo piano, proprio mentre Melissa, spinta a gran voce dal suo Padrone, un po’ a comando e un po’ per reazione naturale, spreme dalla sua mucosa ormai scarlatta vere e proprie ondate della sua sborra, che vanno ad imbiancare il cazzo del suo Padrone. Mentre lui si sfila, vengo obbligato a raccogliere con la mia bocca direttamente dalla fonte l’ultima risacca di queste ondate di piacere convulso. Poi l’assalto riprende, l’orgasmo di Melissa diventa rabbioso, finché i suoi organi esausti non reagiscono rilasciando piccoli getti ritmici di pioggia dorata, coincidenti con le sue contrazioni muscolari. La mano del Padrone mi spinge allora verso Melissa stravolta, finché la mia bocca raccoglie per la prima volta questo per me nuovo nettare di Melissa. Intanto mi sto masturbando come un forsennato sotto la spinta di questa somma di oscenità. Mi colpiscono altre fitte acute, finché riesco a spremere un orgasmo fatto di poche gocce e di tanto, tanto dolore, liberatorio forse, ma davvero molto penoso. Stai punito!
Rannicchiato e impugnando il mio moncherino mi allontano, accompagnato da un brontolio sordo del Padrone e un gemito ormai continuo di Melissa, che diventano, man mano crescendo, un ruggito rabbioso e un grido, alto e lungo.
Quando ci ritroviamo dopo un po’ nella sala, ancora molto provati ma molto più ricomposti, siamo ritornati gli amici di sempre… però qualcosa di strano colora ancora di sé l’atmosfera. Sono solo i residui di un gioco diverso dal solito e molto più duro e coinvolgente? Oppure, come sembra, il Padrone sembra non avere ancora del tutto posato le sue vesti e il suo ruolo? Forse la sua ira funesta non è ancora placata? Cosa altro potrà volere per noi, schiavi devoti e tapini, vittime solo incaute delle nostre passioni più incontrollabili e inconfessabili?
Temo altri sviluppi, inquietanti…