Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un si’ o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
PRIMO LEVI
e che non si dimentichino tutti i Primo Levi che non hanno saputo o potuto raccontare tutto ciò che un uomo non è.
E non dovrebbe mai essere.
Come è stato ripetuto a me e a noi “ripetetelo ai vostri figli”…
e non si potrà dimenticare!
Aton
Ciao Dafne,
ho sempre letto con piacere i tuoi scritti: sono uno di quelli che legge molto, magari gradisce, ma comunque non scrive quasi mai. Non e’ un gran bel modo di fare, ma cosa devo farci…
L’aver citato quella poesia di Primo Levi in un blog di questo genere e’ stata una cosa bellissima, intelligente ed secondo me per niente di cattivo gusto. Anzi, queste due righe erano per manifestarti il mio apprezzamento, ancora una volta hai dimostrato una sensibilita’ rara.
Continua cosi’, ti leggero’ ancora.
rokko