Mi piace abbandonare i pensieri al loro corso, non imbrigliarli, lasciarli andare e seguirli come si segue una scia di fumo, spostata qua e là dal vento, senza una direzione prefissata, anzi forse senza neppure una direzione qualsiasi.
Come mi piace, a volte, lasciare andare le dita sulla tastiera, così, senza un argomento preciso, un po’ come vanno i pensieri.
Sono tutta un dolore sotto, alla figa, dolce Suo ricordo. Lì vanno i miei pensieri, all’incontro, al dolore.
Sono tutta un dolore ma sono anche tutta un desiderio, una eccitazione di fondo che mi fa desiderare toccarmi, stropicciarmi, masturbarmi.
Ma è tutto impossibile , il solo sfiorare il clitoride mi fa male, moltissimo.
Lo sento gonfio e dolente sotto agli slip, pulsa. I jeans lo irritano, il lavarmi ed asciugarmi è stato difficile.
Ho ben presente, per la sensazione dolorosa che provo, la mia anatomia genitale, la “sento” in ogni singola parte. Avverto distintamente e dolorosamente labbra, vagina, clitoride. Impossibile, in questo momento, non rendersi conto, dolorosamente ma anche piacevolmente di “averle”.
E i pensieri vanno all’incontro che mi ha regalato questo, un incontro ricco come sempre di tutto: paura, ansia, dolore, piacere, suppliche, lacrime, desiderio, gratitudine, riconoscenza…
Ma c’è stato qualcosa di “diverso”. La diversità, ancora una volta, era in me, nel mio essere, nel mio abbandonarmi al dolore, a quello piu’ difficile per me.
Ho sempre avuto paura, anzi terrore, della tortura ai genitali.
Non so neppure io perchè, forse non sopporto il dolore lì, forse la posizione mi fa sentire particolarmente indifesa, forse…forse…
C’è una grossa componente di irrazionalità in questa paura, la sento che monta altissima subito, che toglie il fiato, che annulla ogni parvenza di orgoglio e subito mi fa ritrarre, implorare, piangere, irrigidire.
E’ un timore fortissimo che mi ha sempre impedito di rilassarmi, che mi ha fatto provare dolore prima che le Sue mani mi toccassero, che mi ha tenuto, in un certo senso, distante.
I volti vicinissimi, il Suo sguardo nel mio, i Suoi occhi che mi incollano al Suo sguardo, al Suo desiderio e al Suo volere fino a che non diventano anche miei.
Cosa diceva Baricco in un suo libro?
” Ma d’uno sguardo per cui guardare già è una parola troppo forte.
Sguardo meraviglioso che è vedere senza chiedersi nulla, vedere e basta.
Qualcosa come due cose che si toccano – gli occhi e l’immagine- uno sguardo che non prende ma riceve,
nel silenzio più assoluto della mente, …
Ecco, il Suo sguardo nel mio:” qualcosa come 2 cose che si toccano” ed io certamente ricevo dal Suo sguardo.
Si toccano le 2 menti, si toccano i miei e i Suoi desideri, le mie e le Sue voglie, i nostri 2 cervelli.
“Qualcosa come 2 cose che si toccano” diceva il libro, ed ho chiara questa sensazione: qualcosa come 2 cose che si toccano e non sono i corpi. Non si toccano i corpi, non ancora.
Ricevo dal Suo sguardo forza, desiderio.
Ricevo.
Le Sue mani sono pinze, entrano dentro di me artigliando.
Un urlo soffocato dalle Sue labbra sulle mie, tutto il dolore che sento che pare voglia uscire dai miei occhi in modo che Lui si fermi.
Che fermi le Sue mani.
E le Sue mani si fermano, ma solo per un attimo.
Sfiorano delicate la figa, afferrano un labbro e ancora tirano. Artigliano con le unghie e tirano, schiacciano, torcono.
Il dolore è fortissimo, la voglia di urlare incontenibile.
Ma riesco ad allargare ancora di piu’ le gambe, sento il Suo piacere ed il Suo desiderio montare ancora piu’ forte, la Sua volontà di farmi male ancora piu’ decisa, mentre le Sue mani passano all’altro labbro e riprendono a graffiare, stringere, tirare e torcere.
Sento col mio corpo , oltre che con la mia mente, il Suo piacere ed il Suo desiderio di farmi male, e questa consapevolezza mi eccita.
Non avrà pietà. E neppure la voglio, ora.
Sì! fammimalefammimalefammimale, riesco a dire con voce rotta.
E Lui mi fa piu’ male.
Cerca il clitoride, e lo stringe.
Lo lascia e lo stringe.
Urlo, ma la Sua mano mi incolla il viso al Suo, la Sua bocca sulla mia, la Sua lingua soffoca il mio urlo.
Sta bevendo il mio dolore. Il mio dolore Lo disseta, ma nello stesso tempo Gli fa venire altra sete.
Lascia e stringe ancora il clitoride. Poi inizia a masturbarlo con forza, schiacciandolo contro l’osso.
Il dolore è forte, ma si mischia ad un piacere di sottofondo.
Dolore e piacere, avvertiti sia distintamente che come cosa sola.
Impossibile da descrivere.
Ecco, ora inizio a non capire piu’.
Dolore che non voglio piu’.
Piacere che voglio ancora.
Dolore che mi fa gemere , contrarre, e lamentare forte.
Piacere che mi fa beare, rilassare.
Non so piu’ cosa volere, non so piu’ cosa sento.
Poi inizia a stringere con le unghie, fortissimo, e allora è solo dolore vivo, fino al cervello. Ho la sensazione di non riuscire a contenere questo dolore, di esserne devastata.
Riprende a masturbarmi piu delicatamente, ed il dolore è leggero, dolce, unito al piacere, e mi fa desiderare il dolore piu’ forte.
E stanno insieme, mandandomi in confusione, non so piu’ cosa voglio, non so piu’ cosa sento.
Forse non so neppure piu’ cosa sono.
In questo momento sono dolore, sono piacere, sono corpo, sono mente, sono desiderio, sono paura, sono cosa Sua.
Ecco, in questo momento sono cosa Sua.
E sono qui, pronta al Suo dolore.
A quel dolore che mi faceva tanta paura
Ora è diverso. Forse nella mia mente c’è piu’ silenzio.
e in questo silenzio Lo sento.
Ed è diverso.
Ho paura ma non piu’ terrore.
Sono contratta ma riesco a rilassarmi.
E Lui puoi farmi piu’ male.
Mi infila la spazzola rotonda di plastica, una “normale” spazzola per capelli, in vagina.
Fa male, la appoggia, la ruota, la inserisce piu’ in fondo.
Fa male.
La estrae, e poi di nuovo dentro.
Dolore.
Piacere.
La Sua bocca sulla mia figa, la lingua che scorre.
Brividi di piacere, contrazioni di piacere. Gemiti di piacere.
Non so piu’ cosa sento, non so piu’ cosa voglio.
Sono cosa Sua, puo’ fare quello che vuole.
Morde, morde il clitoride, lo afferra coi denti, stringe.
Dolore. Dolore. Dolore.
Lo masturba con forza, dolorosamente.
Piacere-dolore-piacere.
Prende una mollettina, l’antico terrore sembra riaffiorare.
Ma non so piu’ cosa voglio, nè cosa sono.
Sono cosa Sua e puo’ farmi tutto il male che vuole.
La molletta è messa, e mi procura un lungo e disarticolato lamento.
Toglie la spazzola dalla vagina, la infila ancora, la gira, la spinge.
Sottofondo di piacere.
Unghie. Denti. Mollette. Mani. Dita. Lingua.
Dolore-piacere-dolore- piacere.
E poi ancora e ancora.
Non so per quanto tempo, fin quasi allo stremo.
E ancora adesso sono ancora dolore sotto, la figa pulsante, gonfia, voglia di toccarmi, di stroppiacciarmi.
Ma non posso ancora, fa troppo male. Posso solo sfiorarmi.
Ed amo questo dolore, amo questi ricordi.
Appena posso mi masturberò. E mentre lo farò Lo chiamerò al telefono.
E lascio correre i pensieri.
La mia mano, leggera, sfiora la figa dolente.
e allora bacini bacini alla figa
mi devo ripetere. Mi mancavi
Semplicemente stupendo, realistico , coinvolgente….!!!