Flagellazione

Tarquinia, necropoli di Monterozzi. – Tomba della Fustigazione, visione del particolare.
Foto di Fulvio Brumatti che ringrazio per avermela fornita assieme alle altre 2

La ricerca di usanze di flagellazione nell’antichità ci porta a scoprire anche quanto antiche siano le origini dell’SM.
Accanto ad un uso della flagellazione come supplizio e anche pena di morte, troviamo una flagellazione erotica, un uso dei flagelli per risvegliare sensi sopiti o per facilitare addirittura la procreazione.
Tarquinia, città etrusca, in pieno splendore tra il VII e II secolo prima di Cristo. Oggi sono visitabili tantissime tombe (necropoli di Monterozzi) che contengono oggetti e hanno le pareti affrescate con scene volute in vita da chi sarebbe andato ad occuparla da morto. Sono testimonianze precise della antica civiltà etrusca di cui così poco sappiamo.
In una di queste tombe c’è una splendida scena di flagellazione erotica che vede una donna in piedi e piegata a 90 gradi mentre è intenta ad una fellatio (ahimé il deterioramento della pittura non mostra i particolari) e due uomini la stanno flagellando.
Mi viene in mente una pagina del celebre romanzo “L’Immagine” scritto da Jean de Berg ( alias Jeanne de Berg ossia Catherine Robbe Grillet, personalità di spicco della cultura francese) dove una giovane signora è in ginocchio davanti ad un Padrone seduto su una poltrona e lei si adopera in un pompino le cui peculiarità stanno proprio nelle contrazioni della sua bocca sotto la potente flagellazione sulla schiena fatta da Claire, la protagonista di questo romanzo che io trovo ancor più sublime della stessa Histoire scritta dall’amica di Catherine. E proprio lei, Pauline Reage ossia Dominique Aury, ha redatto la prefazione al libro.
Un romanzo di 51 anni fa’ ed una pittura di oltre 22 secoli fa’. Un sottile legame di conoscenza del piacere SM unisce le due storie.
Anche nella Roma pagana troviamo tracce di flagellazione erotica.
Non so quanti conoscano i Lupercali, ma tutti conoscono la festa di San Valentino. A Roma, il 15 febbraio si celebrava la festa dei Lupercalia in onore delle coltivazioni e il nome deriva da Lupercus (alias dio Pan), dio della fertilità. Il giorno prima e cioè il 14 (appunto … San Valentino) dei ragazzi di famiglie patrizie consacrati con un rito speciale andavano in giro per il colle Palatino e frustavano tutte le donne che trovavano. Come dicono le cronache del tempo esse erano sempre molto numerose. Era di ottimo auspicio essere frustate dagli officianti il rito dei Lupercali che, da questo punto di vista ( ma solo di questo), potrebbero essere degli antesignani della setta dei flagellanti.
Stante il clima di licenziosità che regnava in questa festa, l’imperatore Augusto aveva imposto alcune regole come la presenza di cavalieri in alta uniforme e il divieto per i fanciulli/e di parteciparvi. La festa sopravvisse per alcuni secoli anche con il cristianesimo e solo nel V secolo il Papa trovò il modo di abolire i Lupercali e sostituirli con una festa dedicata all’amore, il San Valentino.
La flagellazione passa anche sotto l’etichetta di rimedio medico. Insomma cosa non si fa per flagellare o farsi flagellare.
Galeno, medico greco del secondo secolo post Cristum natum, afferma che la flagellazione attira verso la superficie della pelle le sostanze nutritive del corpo. Egli porta a supporto della sua tesi il fatto che i mercanti di schiavi sanno bene questo e per aumentare il turgore delle membra degli schiavi e schiave che stanno per vendere, li sottopongono a lunghe sedute di flagellazione con le ortiche.
Della bontà del rimedio flagellante parlano anche Temisone, altro medico e Celio Aureliano, entrambi di quel periodo. Ed anche lo stesso Seneca.
Insomma chi pensa che siano gli inglesi con il loro “Cane” o le loro “Whip” cosi bene amministrate da Dominatrici divenute famose o chi pensa che siano i francesi con la loro “fessé” ad avere scoperto la virtù altamente erotiche della flagellazione, ha di che ricredersi.

Visione dell’insieme della tomba i cui affreschi sono stati deteriorati dal tempo prima che le tombe fossero accuratamente protette dalla Soprintendenza Archeologica.

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