Mi apro, lento,
come una ferita che non vuole guarire.
Le dita scivolano dove tu
dovresti essere —
profondo, caldo, crudele.
Il pensiero di te
mi fa dilatare, tu sai dove,
mentre immagino la tua lingua
farsi strada
tra i miei gemiti stretti.
Fammi tuo, senza fretta
ma senza pietà.
Prendimi come si prende
una verità proibita:
a occhi chiusi,
con fame,
fino a farmi tremare l’anima.