Spesso mi sono chiesto a cosa servono i suv, ma non ho mai trovato una risposta che soddisfacesse la mia logica di uomo terra-terra che più terra non si può.
So che servono alle mamme per accompagnare i loro bambini all’asilo o alla scuola; sono facili da guidare e con una mano si può tenere il cellulare e con l’altra la sigaretta, tanto il suv va da solo. Lo si parcheggia in seconda o anche terza fila. Che problema c’è?, grosso com’è lo si vede in ogni caso.
Serve anche a lui in autostrada. Essendo alto si può meglio attaccare al paraurti della macchina che lo precede e già va a 135. Ma si sa che il suv va da solo a 180 e quando si attacca al paraurti di quello davanti entra in azione il dispositivo automatico lampeggiando gli abbaglianti e suonando il clacson.
Insomma macchina ideale per tanti e sorry se io non capisco.
O meglio … non capivo. Ora, vedendo questa foto, una ragione valida per un piccolo suv c’è. Comodo per imboccare una strada di campagna, arrivare in un posto desolato, aprire il bagagliaio, tirare fuori la schiava di scorta e legarla per una buona fustigazione.
Fetish sportivo
Macchina sportivissima, aggressiva, un colore che non passa inosservato e ricorda la fede Ferrari. Sì ma dentro?
Un vecchietto con una vecchia matrona?
Ma neppure un Flavio B, capelli brizzolati e una delle tante veline vestite da veline.
Questo è il look giusto. Vero?
Chi ha esperienza di Germania, Olanda, Danimarca sa che uno spettacolo simile può capitare senza che in 100 si tamponino.
Ogni tanto sognare non fa male.
(per qualche altra foto, sempre da sogno, fai clic su “continua”)
Un cuckold in un Manet? Forse.
Guardo spesso le inserzioni di questo sito e ho notato come quelle relative alla tematica cuckold sono sempre più numerose.
Ciò che mi ha però impressionato non è la quantità ma la convinzione che traspare da certi testi. Ragazzi e uomini che desiderano trovare una donna che stia con loro ma che sessualmente sia solo la donna di un altro o di altri. Un desiderio struggente e che in molti annunci dà l’impressione di essere del tutto sincero.
Sembrerebbe un estremo omaggio alla libertà che una donna deve poter godere. Una libertà così totale da annientare il diritto di un uomo di avere accanto una donna fedele.
La donna totalmente libera. Una libertà che viene esaltata proprio dal fatto che è assieme ad un uomo – compagno o marito. Tutti si aspetterebbero una condotta non da single ed invece lei ostenta il suo Potere mostrando la sua assoluta libertà in fatto di sesso e la non-libertà invece del suo compagno.
Come ho raccontato qui sul Blog, si trovano tracce illustri, nei tempi passati, di questi comportamenti.
Il dipinto “Le déjeuner sur l’herbe” del pittore impressionista Edouard Manet si può forse interpretare alla luce di un triangolo dove, chissà, uno dei 2 uomini è quello che resterà in disparte mentre l’altro farà sua la donna non sua. Siamo nel 1863, non c’era internet a divulgare comportamenti scandalosi, ma c’era comunque il gusto del piacere carnale. Un piacere d’élite e non massificato come ai giorni nostri.
I nostri avi tra giulive siringhe, fessée, triangoli, quadrangoli poco si lasciavano sfuggire nella ricerca del piacere.
Letteratura e illustrazioni di quei tempi sono testimoni accurati di questi costumi.
Puro Gossip (di pipì e sculacciate)
Mi dicono che un certo José Mourinho è il nuovo allenatore di un club sportivo di Milano dove si pratica il gioco della palla. Così i bene informati. Per questo nuovo posto ha lasciato il suo club in Inghilterra e il suo incarico è stato preso da un certo Avram Grant. A me non me ne va, né me ne viene (si era capito?). Caso mai posso essere interessato alle mogli o compagne di questi personaggi super pagati, visto che di solito hanno tutti donne bellissime.
Quindi ho indagato. Magari non dico nulla di nuovo e già sapete tutto. Però io non sapevo. La moglie di questo Avram Grant è Tzofit, una bella (appunto) presentatrice della TV. Molto disinibita perché in trasmissione ha bevuto la sua pipì. Milioni di telespettatori hanno visto e in tanti si sono scandalizzati. Anche all’estero ci si scandalizza. Da noi, al Maurizio Costanzo, quando l’attrice Brigliadori disse che lei la mattina beveva la sua pipì come terapia non ci si scandalizzò ma fu ampiamente derisa. Che forse è peggio. Eppure si era solo parlato. Alla TV israeliana invece c’è stata la bevuta in diretta.
La conduttrice televisiva ha bissato lo scandalo facendosi sculacciare davanti le telecamere da un Master. Immagino che si sarà parlato di sadomaso tant’è che poi il Master ha voluto che lei sculacciasse lui. Tzofit ha tergiversato dicendo che non ne era capace finchè il Master (decisamente switch) non l’ha fatta incavolare e allora … Tzofit si è improvvisata sculacciatrice.
Questo gossip termina con una proposta concreta. La mia idea sarebbe di fare un cambio tra quel Mourinho e questo Avram Grant, ora al Chelsea. Così si porta dietro la moglie Tzofit. E magari diventa conduttrice in qualche TV italiana.
Sfida di spanking
“This in not a macchiato” Il capo ha più che ragione di arrabbiarsi con la segretaria che non è capace neppure di preparargli un vero caffè nero con un po’ di latte. Anche quella è un’arte. Molte segretarie hanno questa arte del fare il caffè da portare al capo con aria subalterna.
Ma non ne hanno altre!
Lei … invece è capace di ben altro!
Tra questi due chi è il capo? Chi ha in mano le redini della situazione? Chi ha chiare le idee di dove vuole arrivare?
Mi pare ovvio che non sia … lui.
Breve, ma è una chicca per gli amanti delo spanking. Per gli sguardi, per la fierezza quasi spavalda di lei, per la sua capacità di condurre il gioco.
Un inno alla bellezza ed al piacere dello spanking.
Un inno alla donna che sa di non perdere anche se si mette a natiche scoperte sulle ginocchia di un uomo.
Quante belle sculacciate, Madama Doré
Prendo spunto da un commento giunto al mio intervento “La Fessée” dove in quel commento si dice che “alla base della sculacciata ci debba essere l’intento punitivo; è quello, da secoli, lo scopo degli sculaccioni”.
Io penso che la bellezza della sculacciata come pratica stia proprio nella sua varietà di sfumature. C’è lo scopo punitivo e c’è tantissimo altro.
La sculacciata punitiva esiste; ad es. un marito che prende sulle ginocchia la moglie che ha rigato tutta la fiancata della macchina entrando nel box o si è dimenticata di andare in banca per un pagamento urgente. Nel menage ossia negli accordi o meglio nella prassi tra i due è previsto che la buona armonia ritorni non dopo una discussione e musi lunghi ma dopo un “regolamento di conti” seduta stante. Ossia lei sulle ginocchia di lui e popò fatto rosso fuoco. Magari anche una buona serie di colpi di cinghia dei pantaloni. Lei che sfila lentamente la cintura dai pantaloni di lui e gliela porge, con gli occhi bassi, consapevole di meritare la punizione.
Ma questa casistica è piuttosto rara, direi da lettera al direttore di qualche rivista dedicata alla sculacciata. Molto adatta ad accendere la fantasia di chi legge, ma poco aderente alla realtà. O
Bondage 5000 anni fa’
Gli antichi egizi maestri nel costruire templi colossali e nel celare al loro interno segreti che l’uomo d’oggi sta ancora tentando faticosamente di capire. Egizi sorprendenti maestri di astronomia. Egizi prodigiosi maestri di ingegneria idraulica.
Antichi egizi maestri di bondage. Sì, anche di bondage!
Si è sempre pensato che i giapponesi fossero quelli che per primi avessero studiato le corde applicate al corpo umano per legature di prigionieri.
Temo che questa credenza sia ben errata perché numerosi bassorilievi su templi dell’antico Egitto mostrano una precisa arte nel legare.
Voglio andare rapidamente al sodo dicendo che disegni di hogtie così come lo facciamo noi si vedono sulla
La Fessée (la Sculacciata)
La Fessée, un film francese del 1976, mai approdato in Italia. Troppo esplicito nel suo esprimere gioia per questa passione. E’ un inno alla sculacciata, un inno spiritoso e nello stesso tempo serio. Come sanno fare i francesi che della sculacciata non si sono mai vergognati.
Del resto i quasi 700 romanzi (tanti, si dice, che siano) apparsi in Francia sul tema della fessée tra i primi del secolo scorso e la fine della seconda guerra mondiale, non sono briciole e fanno capire come i nostri “cugini” abbiano la fessée nel sangue, anzi sulle … natiche.
Qualche … leggera differenza con noi italiani?? Ehmm temo proprio di sì.
Del film so parecchio anche se non l’ho visto. Una cara amica che avevo in Francia me ne ha
Il pissing – Oppss uno sconosciuto nel mio letto.
Penso di fare cosa gradita a tutte le donne nel fornire loro una efficace soluzione al problema che può capitare alle single cioè di svegliarsi una mattina e di trovare nel loro letto uno sconosciuto. S’intende uno sconosciuto poco gradito.
Cliccate sul video e poi, per saperne di più, proseguite nella lettura cliccando su “continua”
La fustigazione di una suora
Non amo il cinema giapponese. Confessione sconvolgente perché mi fa perdere di certo molti punti nella già pur scarsa considerazione che le persone hanno di me.
Non lo amo perché trovo tutto esagerato e mi danno fastidio visi che per esprimere i sentimenti diventano grotteschi. Un briciolo di paura trasforma subito un viso in una maschera, con occhi dilatati al massimo, il corpo che si raggomitola su se stesso.
E in ogni caso è una cultura molto distante dalla mia con dinamiche che confesso non mi sono note. Sicuramente qualche mese di vita in Giappone colmerebbe una lacuna che ho nella mia cultura e che non mi fa apprezzare molto del loro mondo.
Ed infine – così la frittata è completa – lo stretto connubio che c’è in moltissimi film giapponesi tra eros e thanatos (morte) non mi riempie di entusiasmo.
Per me l’eros è gioia, appagamento.
L’eros nella sua forma SM è altresì, realizzazione del sé, conquista, vitalità.
Comunque so bene che dire che non si ama la cinematografia giapponese è molto poco “in”.
Pazienza.
Per farmi perdonare metto questo clip di You Tube preso da School of the holy beast, di Norifumi Suzuki. Un film degli anni ’70 che non mi risulta sia arrivato in Italia.
Qui il grottesco si dissolve in sequenze molto belle ed eleganti.