LE SUE MANI

C’è vento freddo oggi, aria gelida che taglia la faccia, le mani, tutto ciò che non è coperto dai vestiti tornati invernali.
Cielo nuvoloso, accenni di gocce di pioggia.
Sono spesso meteropatica, il mio umore cambia al variare del tempo, i miei occhi s’incupiscono all’incupirsi del cielo per poi tornare ridenti quando appare il sole, e tutto si rischiara.
Oggi però non sono cupa, umore ed occhi non seguono il tempo, i pensieri non indugiano nei grigi, nei neri.
Attingo benessere dal mio “giardino segreto”, da quello spazio dentro di me dove custodisco, anzi no dove vivono, parti di me che non mostro a tutti, e poi

IL GIORNO DOPO

Ti ho guardato sorridendo quando ieri mi hai detto che la fustigazione è stata una delle piu’ intense che abbiamo fatto.
Sorridendo ed un po’ incredula.
Uhm…sicuro?
-A me non sembra- Ti ho detto.
Tu mi hai guardato, serio, e l’hai ripetuto.
Io ancora incredula.
Anche orgogliosa, a dire il vero.
Orgogliosa di essere stata “brava”, di averti dato piacere, di aver raggiunto, insieme a Te, vette molto alte.
Orgogliosa e desiderosa, per la prossima volta, di “ancora di piu'”.
Sai che mia fantasia e desiderio è una fustigazione ” a sangue”, e so che prima o poi avverrà.
Tu non hai fretta, sarà quando sono pronta, e Tu lo saprai meglio di me quando sarà il momento.

L'ATTESA

A sorpresa domenica ci incontreremo.
Non me l’aspettavo, un tuffo al cuore leggere la Sua mail con “l’invito”: Se
puoi, faremo una sessione extra…”
Immediata la riposta delle mia mente, e del mio corpo.
Un brivido di eccitazione, voglia di toccarmi ma l’ordine è chiaro: NESSUNA masturbazione fino ad allora.
Se posso venire? Certo che posso.
Posso.
Posso.
Da ieri sera è iniziata l’attesa.
Mi piace l’attesa di un incontro, ed io sarò attesa fino a domenica.
Mi piace aspettare il giorno, il momento, essere dentro il tempo che passa con il pensiero del “gioco” con Lui che si fa piu’ vicino.
Il desiderio, l’ansia, l’eccitazione, il timore che sento dentro di me.
Sentire e cullare quel po’ di paura che provo nel ripensare a quel ” ti voglio fare molto male” che mi ha scritto.
Il cuore che aumenta i suoi battiti, farfalle nello stomaco, desiderio.
Leggo e rileggo il Suo messaggio, e so che ne arriveranno altri, è Maestro nel tenere alte le mie sensazioni, nel farmi essere solo attesa.
Attendo.
Faccio le cose di tutti i giorni, ma attendo.
La mia mente è già lì, è già un po’ Sua.
Lavoro, parlo, sorrido, esco, ma sempre una parte di me aspetta, attende.
Conto i giorni, poi conterò le ore, poi i minuti.
Il mio pensiero è lì, ad una porta che si apre, il mio pensiero è alle Sue mani sul mio corpo, il mio pensiero è al dolore che mi dà, alle parole che mi dice, al mio piacere e dolore sempre piu’ legati da una sorta di indescrivibile magia.
Mi sfioro, mi accarezzo, mi “stropiccio”, ma l’eccitazione non si placa, se non per brevi attimi.
Io attendo.
Aspetto le Sue punizioni, le Sue torture.
Le desidero. Ora che so che l’incontro è vicino le desidero sempre di piu’, come una terra secca desidera l’acqua.
MI piace l’attesa, questa attesa. Pensare alla strada che farò ,alle persone che incontrerò, a questa gioia segreta che mi porto dentro. Guardare le persone e domandarmi se fra loro c’è qualcuna che come me va ad un incontro “speciale”, ad una “sessione”.
Sorridere da sola.
Le domande solite: ” Ce la farò? Riuscirò? Saprò chiedergli ancora piu’ dolore?”
Intanto io attendo, e mi cullo in queste sensazioni, in queste emozioni.
Ci navigo dentro, come fossi sul mare.
Le prolungo volontariamente perdendomi nei miei pensieri, immaginando quello che mi farà, fantasticando su quello che non mi ha ancora fatto.
Penso ad una porta che si apre, a Lui lì.
” Ti voglio fare molto male sai, male come ancora non ti ho fatto”.
Brivido, paura, ansia, eccitazione. La Sua eccitazione, la mia.
Eccitazione.
” Fammi tutto il male che vuoi”.
Ora sono solo attesa.
Conto i giorni, poi conterò le ore, poi i minuti.
Domenica l’attesa sarà finita.

8 MARZO

8 Marzo…festa della donna.
Non amo nessuna festa “comandata” da Dio o dagli uomini, quindi non festeggerò.
Per fortuna non ho bisogno dell’8 Marzo per poter uscire sola o con le amiche, e mi mettono tristezza quelle donne che invece hanno bisogno di questa data per poter “finalmente” uscire da sole.
Ma ugualmente non posso ignorare che questa ricorrenza è nata per un fatto preciso.
Chissà quante fra le persone che domani “festeggeranno” sanno il significato dell’8 Marzo?
Qualche notizia in fondo non fa male.
L’ 8 marzo, é stato individuato come data simbolo del riscatto femminile e della volontà della donna .
A New York l’8 Marzo del 1908, le operaie dell’industria

STO IMPARANDO A VOLARE

Sono qui, ancora una volta.
Legata.
Le braccia in alto.
Pronta.
Pronta per la frusta.
La Tua frusta.
Anzi, pronta per Te.
La frusta sei Tu.
Tu la guidi.
Io la amo.
Io la temo.
Io la desidero.
Io la detesto.
La subisco, la accetto.
Tento di schivarla.
Mi fai male, molto male.
Ho paura.
Mi muovo.
Non resisto.
Tu continui e poi…

SEGRETI

A volte mi domando quante persone mi conoscono veramente.
Eppure sono in molte che – lo scommetto – direbbero di conoscermi.
O che hanno la presunzione di credere di conoscermi.
Certo, molti hanno visto il mio corpo, magari nudo dimenarsi sotto la frusta.
Eppure la mia vera nudità è altra.
Il colore dei miei peli pubici magari,
ma questo non fa conoscere i colori della mia anima.
Perchè scrivo questo?
Così.
Leggevo una poesia.
Pensavo al troppo “rumore” che c’è nel “mondo”, troppe parole, troppa vanità, troppa apparenza.
Preferisco il silenzio.
Sono Dafne.
Sono fatta così.
Segreti
Da quanto ho fatto, da quanto ho detto
di scoprire non cerchino chi fui.
C’era un ostacolo che mi fermava
tante volte che stavo per parlare.
Di me le azioni meno percettibili
E dei miei scritti quelli più velati –
sarà solo lì che capiranno.
Ma forse tanta pena, tanto sforzo
Per intendere me non mette il conto.
Più tardi – in una società migliore –
certo qualcuno fatto come me
apparirà, farà liberamente.
Costantino Kavafis

ANCORA 50

Nuda, di fronte a te.
Mi hai fatto spogliare e – strano a dirsi – a volte, molte volte, provo ancora una sorta di imbarazzo nel farlo, un riserbo, una vergogna.
In queste volte evito il tuo sguardo, come adesso.
Dò la colpa al posto “nuovo”, non avere piu’ i soliti punti di riferimento mi crea un certo disagio.
Ma in fondo so che non è per questo, il posto lo conosco bene, l’ho proposto io, anche se questa è un’altra dimensione e tutto cambia.
Mi sono spogliata senza guardarti, con uno sciocco tentativo, subito abortito, di tenere il perizoma.
Sono bastati un tuo sguardo ed un tuo gesto, e subito l’ho sfilato.
Mi sono sentita nuda, completamente.
Nuda dentro e fuori.
Nessuna protezione, se non il mio viso abbassato.

LECCA LA MANO

La frusta mi aspetta dopo.
So che mi frusterai.
Lo desidero, lo temo, ma lo desidero moltissimo.
Ma ora sono in ginocchio di fronte a te, accarezzo il tuo membro, me lo infili in bocca e mi tieni la testa.
So cosa devo fare.
Quasi all’improvviso mi blocchi, mi ordini di seguirti.
Ti seguo.
Mi ordini di prenderlo in mano e lavarlo.
Lo guardo e lo adoro con gli occhi, è bellissimo.
Eseguo.
L’acqua è fredda, e mi domando come fai a mantenere l’erezione con quest’acqua che mi gela le mani.
Ma che mi viene in mente?
Lo lavo delicatamente, ma in realtà vorrei leccarlo ancora.
Lo vorrei avere in bocca, è lì che deve stare.
O meglio, è la mia bocca che è fatta per questo, per adorarLo.
Ora il tuo cazzo è nella mia mano.
Sento delle gocce calde, è pipì.

Per non dimenticare

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un si’ o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
PRIMO LEVI

Sei pronta al dolore?

Sei pronta?
Sei pronta al dolore?
Così mi chiedi guardandomi, come altre volte in altre situazioni, come sempre mi chiedi prima di iniziare.
Peraltro incurante della mia risposta, anzi godendo già in qualche modo della mia tensione, del mio timore, sempre presenti accanto al mio desiderio.
Sono pronta?
Sono senza slip, e le mie mammelle “ballano” fuori dalle coppe del reggiseno.
Sono venuta qui per questo, desiderando ed aspettando questo momento.
Immaginando il tuo volto, la tua espressione, le tue mani che stringono senza pietà i miei capezzoli, la mia figa. E desiderando che stringano ancora di piu’.