Pissing…sì, parliamone

Pissing…già, parliamone.
Non ho molta esperienza da portare sul pissing.
Ricordo però che era uno dei miei “tabù”. Qualcosa di piu’ di un limite, qualcosa di invalicabile. Che non aveva spazio, non era concepito.
Anzi, che neppure si considerava.
Mi faceva un po’ schifo, mi sembrava un atto “innaturale”.
Strano eh, il termine innaturale.
Come se farsi frustare, farsi coprire di cera, farsi torturare con aghi o altri oggetti fosse piu’ “naturale”…
Eppure è così, farmi pisciare addosso, o pisciare io addosso ad altri, mi sembrava, e forse mi sembra tuttora, “innaturale”.
Anche se ho detto che in realtà non ha senso questa

la fustigazione

La fustigazione.
La frusta.
Pratica e strumento del SM per definizione, la mia definizione almeno. Poi so bene che non è così, che ci sono altre pratiche e strumenti.
Ma se penso al SM, se penso ad una sessione, una punizione, una tortura, subito la mia mente pensa alla frusta.
La “vedo”, la “sento”, la voglio.
Un corpo nudo, legato, il mio.
L’attesa, vogliosa, timorosa, consapevole.
Il Suo braccio che si alza e poi si abbassa, e la frusta in mano.
Il sibilo.
La frusta sulla mia pelle.
L’impatto, il dolore.
Trattenere il respiro.
No, respirare, rilassarsi…
I segni sulla pelle, da

Si viene e si va…

No, non è una poesia ma il testo di una canzone.
Sulla vita, e quindi sulla morte.
Oggi canto questa.
Dafne
Si viene e si va comunque ballando
pensando “una vita forse non basterà”
si viene e si va allora tenendo la vita per la coda
nel caso che dio non sia in sede
si viene e si va
tenendoci stretti tenendoci dritti che così si fa
si viene e si va per sempre
fra gusto e dolore più o meno venendo nel mondo più o meno
vai vieni e vai come puoi/vuoi
nasci solo e solo andrai
è in mezzo che hai quel gran bel traffico il traffico che puoi
si viene e si va cercandoci un senso
che poi alla fine il senso è tutto qua
si viene e si va di umana commedia che c’è chi la spiega e c’è chi vive e va
si viene e si va comunque
fischiando cantando il motivo ci serve comunque un motivo
vai vieni e vai come puoi/vuoi
nasci solo e solo andrai
è in mezzo che hai quel gran bel traffico il traffico che puoi
va vieni e vai come puoi/vuoi
nasci solo e solo andrai
è in mezzo che hai quel gran bel traffico il traffico che puoi.
L. LIGABUE

tempo di bilanci…

” Non fare bilanci, quelli li fanno le aziende”.
Così mi ha detto un Amico all’approssimarsi di fine anno, in risposta al mio ” fine anno, tempo di bilanci…”
Già, perchè fare bilanci?
Entrate, uscite, avanzi, disavanzi…
A proposito, che sono i disavanzi? Mi è venuto questo termine da qualche angolo del cervello, ma in questo momento non so dargli un significato.
E poi non sono mai stata brava con i conti.
Difficilmente mi tornavano quelli aritmetici, figuriamoci i “conti” della vita, che hanno una logica tutta loro e non è possibile, almeno per me, capirne veramente le regole.
Eppure uno sorta di bilancio lo voglio fare.
Con qualche numero anche.

Il primo gennaio

Beh…oggi siamo il 2 gennaio, è vero.
Una bellissima poesia, già da ieri la cercavo ma solo oggi l’ho trovata.
Da leggere piano piano, lasciando che le parole entrino dentro e bussino all’anima…
e magari facciano male, ma è un dolore “buono”
IL PRIMO GENNAIO
So che si può vivere
non esistendo,
emersi da una quinta, da un fondale,
da un fuori che non c’è se mai nessuno
l’ha veduto.
So che si può esistere
non vivendo,
con radici strappate da ogni vento
se ……………………………………

Pensieri liberi

Un altro anno.
Un altro giro.
Qualche ruga in piu’ attorno ai miei occhi.
Strano, mi volto indietro ed il 2006 mi sembra volato.
Non era appena ieri che iniziava?
Com’è che invece è già domani e siamo già qui?
Che ne è stato di questo soffio di vento?
E oggi, cos’è oggi?
Già, cos’è?
E Io?
Io…sono io.
Qui sono Dafne dai diversi significati.
Mi piace ancora leggere poesie, mi piace ascoltare canzoni.
Alcune canzoni sono poesie per me.
Mi piace canticchiare da sola o, ancora di piu’, in compagnia.
Ho ancora i miei fantasmi, sgraditi ospiti. A volte li sento arrivare, li sento dal cuore che cigola,
dai pensieri che iniziano a vorticare, dal mio sentirmi “chiusa dentro”.
Non sempre riesco a respingerli.
Altre volte arrivano all’improvviso, disturbanti, limitanti.
Cosa diceva la canzone che ascoltavo ieri?
Ah sì, ecco:

avere voglia del dolore…

Avere voglia del dolore…
Ogni tanto ci penso, mi sembra ancora strano certe volte, ma è così.
Ma non è un dolore qualsiasi, non ho voglia di dolori qualsiasi.
E’ come se la mia pelle, il mio corpo, la mia anima e la mia mente abbiano “imparato” ad avvertire il dolore in maniera diversa.
E non desidero un male qualsiasi, non riconoscerei come desiderato un male perchè urto un mobile, mi duole un dente, mi pestano un piede.
Sarebbero dolori estranei, estranei alla mia pelle, al mio corpo, alla mia anima e alla mia mente.
Nulla di me li riconoscerebbe come dolore “buono”, ma come una lingua non capita, avvertita come fastidiosa, che non puo’ comunicarmi nulla.
Il male fisico non è tutto uguale.

E ' Natale

E’ arrivato anche quest’anno, e quasi non me ne sono accorta.
Un altro Natale.
Un altro anno che finisce.
Un nuovo anno che inizia.
Non ho voglia di fare bilanci, farò come al solito buono propositi, quasi sicuramente disattesi.
Auguri a tutti.
Dafne
Giuseppe Ungaretti
Natale
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Natale
Nasce un dio. Altri muoiono. La verità
né venne, né se ne andò: mutò l’Errore.
Abbiamo adesso un’altra eternità
e ciò che passò era pur sempre migliore.
Cieca,la scienza lavora l’inutile gleba.
Folle, la fede vive il sogno del suo culto.
Un nuovo dio è solo una parola.
Non cercare, né credere: tutto è occulto.
(F. Pessoa)

ciao Piergiorgio, ora sorridi.

So solo che sei morto, e non come è avvenuta la tua morte.
Dunque sei finalmente riuscito a “lasciare il tuo corpo”, come tanto avevi voluto e sperato e chiesto.Un corpo inutile, d’impaccio, tenuto in funzione da macchine.
Prigione per il tuo spirito che voleva volare.
Ti avevano condannato a vivere nonostante tutto, nonostante le tue richieste lucide e disperate.
A te non hanno riconosciuto neppure quello che si riconosce al cane di casa , quella pietà che permette di interrompere la vita per far cessare le sofferenze…

Se non puoi la vita che desideri

E se non puoi la vita che desideri
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo per quanto sta in te
non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico
Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo
degli incontri e degli inviti
fino a farne una stucchevole estranea.
Cosatantinos Kavafis
No, non metto nessun commento.
Spesso le parole sono troppe, e rendono estrane le cose piu’ semplici.
Dafne