ADDOMESTICARE
Mi piace ” Il piccolo principe”, ed ogni tanto lo rileggo.
Qualcuno mi prende in giro per questo, dice che è peggio del libro Cuore.
Ma a me piace, suscita sempre emozioni.
So che non c’entra nulla col Sadomaso, lo dico a scanso di equivoci e
non voglio assolutamente dare intenzioni mie all’autore del libro. Ma ogni
libro è anche di chi lo legge, ed è anche vero che quando leggo poi faccio
associazioni mie, e mie sono le sensazioni e le emozioni.
Piccolo grande libro, ha parole che mi arrivano dirette al cuore, e che
posso respirare, che posso sentire in profonda sintonia con qualcosa che mi
appartiene. Ha parole che possono, talvolta, farmi “male”.
Sono addomesticata? a volte mi chiedo.
Impossibile, tutto sommato mi sono sempre sentita una “randagia”, con un
qualcosa che non puo’ essere davvero di nessuno.
Sono addomesticata?
Me lo chiedo quando non coincidono i tempi ed io sento con un certo
dispiacere la mancanza di un incontro, me lo chiedo quando qualcosa non
gira bene ed io ho timore di deluderti.
Sono addomesticata?
La risposta è sì, forse non è sì in assoluto, ma è sì.
In un certo senso sono addomesticata, proprio come dice il libro.
Mi hai addomesticata con il dolore, anche quello puro, troppo forte, dove
il piacere giunge solo dopo, al ricordo, al pensiero. Oppure c’è prima,
nell’immaginare.
Ed io ora desidero ed attendo il Tuo dolore.
Mi hai addomesticata con il piacere, con il piacere legato indissolubilemte
al dolore.
Ed io ho imparato – Tu me l’hai insegnato – a lasciarmi andare anche al
piacere, non solo al dolore, a non averne paura, a non averne troppa
vergogna.
Conoscenza profonda, sai i miei pensieri, anche quelli che mi fanno paura,
che mi fanno stare male.
Amicizia. Quella Vera, così rara da trovarsi.
Legami, attese.
Prepararsi il cuore. ( La mente, il corpo).
Attese.
Il desiderio di un incontro. L’attesa di un incontro.
Prepararsi il cuore. ( La mente, il corpo).
Sentire il bisogno, desiderare.
Attendere, aspettare.
In questo sono “addomesticata”.
Il prezzo della felicità, dice la volpe.
E alla fine?
Resterà il colore del grano.
” Vuoi addomesticarmi? Disse la volpe
No, disse il piccolo principe. Cerco degli amici. Che cosa vuol dire
addomesticare?
Vuol dire creare dei legami…
Creare dei legami?
Certo, disse la volpe. Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino
uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai
bisogno di me. Io non sono che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu
mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico
al mondo, e io sarò per te unica al mondo”.
L Se tu mi addomestichi, la mia vita sara’ illuminata. Conoscero’ un rumore
di passi che sara’ diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra.
Il tuo, mi fara’ uscire dalla tana, come una musica.
E poi, guarda! Vedi, laggiu’ in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il
pane e il grano, per me e’ inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla.
E questo e’ triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sara’
meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e’ dorato, mi
fara’ pensare a te. E amero’ il rumore del vento nel grano…”
La volpe tacque e guardo’ a lungo il piccolo principe:
a mia vita è monotona.
“Per favore… addomesticami”, disse.
La mia vita è monotona. Io dò la caccia alle galline e gli uomini danno la
caccia Volentieri, rispose il piccolo principe, ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose.
Non si conoscono che le cose che si addomesticano, disse la volpe. Gli
uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le
cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non
hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!
Che bisogna fare? Domandò il piccolo principe.
Bisogna essere molto pazienti, rispose la volpe. In principio tu ti sederai
un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda
dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma
ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino..
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora, disse la volpe. Se tu vieni
per esempio tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere
felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le
quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della
felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora
prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti!.
Che cos’è un rito
E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre
ore.
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l’ora della partenza fu vicina:
Ah! disse la volpe,…piangerò.
La colpa è tua, disse il piccolo principe, io, non ti volevo far del male,
ma tu hai voluto che ti addomesticassi…
E’ vero, disse la volpe.
Ma piangerai! disse il piccolo principe.
E’ certo, disse la volpe.
Ma allora che ci guadagni?
Ci guadagno, disse la volpe, il colore del grano. ”
(Saint-Exupéry, 1943)
Dafne
🙂 …
Ohh Dafne!
Ho riconosciuto il tuo intervento sin dalle prime righe, senza bisogno di scorrere a fine pagina per leggere il tuo nome. Come altre volte. Gli interventi che riguardano il tuo rapporto mi interessano relativamente, sicuramente non li giudico, è bello che tu ami condividerli. Però i tuoi interventi altri, o relativamente altri, sono molto coinvolgenti. Ricordavo il picccolo principe, ma trovarne le righe quì è stato bellissimo. Le ho copiate e spedite ad una piccola volpe.
Grazie di Esistere.
Giorgio
Riprenderò in mano il “Piccolo Principe” stasera stessa…!!!
Come sempre riesci a coinvolgermi nei tuoi scritti..
Grazie Dafne!
ho letto con molto piacere il tuo scritto, mi ha emozionato leggerlo, bello. mi servono queste letture e se oggi sono qui un motivo ben preciso ci sarà . ciao 🙂
E sicuramente la piccola volpe ne sarà stata felice!
Dafne