Adorante

Adorante, è così che comincerò a scrivere …Adorante, è così che mi specchierò nei tuoi occhi….Adorante, è così che in ginocchio ti aspetterò…. Adorante, così bramerò la temuta mano che mi strapperà un’altra lacrima…. Adorante, è così che mi chiamerò
Certo che sono bizzarre queste strade che giocando col tempo ci portano allo stesso punto, lo stesso luogo in cui ci siamo riconosciuti….eppure sono passati un po’ di anni, e io ancora adorante come quel giorno, il giorno in cui nacque una schiava e lei riconobbe il suo dio e t’idolatrai senza un corpo, perché lontana da te, e mi strappai a morsi pezzi di carne, soffocando di un dolore che le tue mani avrebbero dovuto provocare e invece…. quel giorno nacque un dio e io adorante piansi la tua lontananza e tu dio andasti avanti ….
Lo vidi seduto su di una panchina della banchina di fronte a quello su cui ero scesa, non lo riconobbi subito se non per la sua presenza regale, per le braccia incrociate, per quel dito che con tutta la sua autorità mi fece segno di scendere le scale per andargli incontro…buonasera Signore…e i piedi doloranti costretti nei tacchi troppo alti per un viaggio in treno mi ricordarono un sacrificio a cui mi sarei presto assuefatta o ne ero già dipendente? …Signore….dicevo, e tutto quello che seguì non sono sensazioni che uomo possa descrivere o ricordare, è già un miracolo se riesce a viverle e io sicuramente ho ricevuto tale grazia dal mio Signore.
Cosa ho vissuto? Solo ora, nel dolore di un’altra separazione, mi vengono in mente domande di questo genere e un desiderio disperato che vuole vivere di ricordi fino al nuovo incontro. Mai avevo lasciato che un uomo mi toccasse, altezzosa e orgogliosa, così mi hai voluta, così mi vuoi domare, e non riesco a smettere di cedere, come già due ore dopo il nostro incontro, vergine, mi abbandonai a te, oggetto del tuo piacere, e ti ritrovai in me, che premevi da dietro per raggiungere la mia anima. In ginocchio, aggrappata al divano, mi hai presa mentre ti adoravo, e prendendomi per mano mi feci superare il dolore e così scoprii luoghi sconosciuti, luoghi che vanno oltre il dolore, luoghi che vanno oltre me… ti appartengo. Vergine mi vuoi ancora, e mi riempi di uno strano orgoglio, quello di dipendere da ogni tua decisione, ogni tua volontà.
Quante volte mi hai schiaffeggiata in quelle prime ore? Quante volte le tue mani sul mio viso mi hanno punita per aver fatto passare tutto questo tempo, e ogni volta con impeto facevi volare via un pezzo del mio orgoglio, finchè nuda mi sono stretta a te, a cercare riparo proprio in te che mi stavi punendo. Ti amai…ti amai e forse alzando la mia testa verso la tua hai visto nei miei occhi il dio che sei, la tua grandezza…..adorante piango ancora per quei momenti, per le volte che ti accolsi in ginocchio con le mani dietro la schiena ingoiandoti finchè potevo, così profondo fino a quando il mio corpo non veniva a meno dell’impresa…adorante piango per ogni volta che tirandomi i capelli hai alzato la mia testa per guardarmi negli occhi, e mi sono detta che è così che dev’ essere il paradiso,… lontana da te piango la purezza del tuo fare e l’innocenza del mio amarti…. adorante prego il mio dio.

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