Disciplina inglese per maschietti

Tempo fa mi sono reso conto che, tra tanti master e mistress che offrono i propri “servigi”, mancava una figura classica dell’iconografia del mondo bdsm: quella dell’educatore di stampo inglese, che non gestisce sedute di dominazione più o meno dotate di catene e gogne, bensì si incarica della disciplina di colpevoli un un contesto scolastico o domestico.
La domanda era: c’è richiesta, di una figura del genere?
La risposta, davvero sorprendente nelle dimensioni del fenomeno che delinea, è positiva.
Già attraverso il primo annuncio che ho messo sulla Gabbia, ho scoperto che c’è un numero considerevole di amanti del bdsm che vuole sperimentare – più o meno realisticamente e più o meno profondamente – la situazione tipica che vive un corrigendo nel corso di una sessione disciplinare. In quest’ambito, il lato direttamente sessuale è posto in secondo piano, a favore dell’esaltazione degli aspetti psicologici di vergogna, attesa, umiliazione, sottomissione all’autorità.
Il non necessario richiamo ad attività sessuali fa sì che il bacino di potenziali “allievi” includa anche eterosessuali che non desiderano un incontro intimo, ma accettano ugualmente di mostrarsi nudi e vergognosamente esposti davanti a un uomo, purché questi ricopra rigorosamente il solo ruolo dell’educatore/punitore. A maggior ragione, comprende anche bisex con una molto marginale propensione omo.
In circa tre anni, in seguito ai miei 5-6 annunci ho ricevuto più o meno 200 manifestazioni di attivo interesse. Ho proceduto a un’attenta selezione, che per prima cosa mirava a confermare l’uniformità di intenti da parte mia e degli aspiranti corrigendi. Troppo spesso, infatti, chi legge un annuncio bada solo superficialmente al contenuto, essendo per lo più guidato da proprie fantasie che possono corrispondere anche solo molto approssimativamente all’oggetto dell’annuncio.
Ho pertanto preso in seria considerazione solo coloro che, dopo un prolungato scambio di email, mi mostravano di aver bene interpretato lo spirito della mia “offerta” e si dimostravano focalizzati su di essa.
Sono così giunto ad accettare 22 allievi (quindi circa il 10% dei contatti). Sia dallo scambio preliminare di email che poi dall’esperienza con i corrigendi “effettivi” (quelli che hanno assaggiato la mia bacchetta) sono giunto a delineare con una certa precisione alcune caratteristiche di chi è realmente motivato a partecipare alle mie sessioni. Ripeto – per chiarezza – che quanto sto per dire è riferito a due campioni, l’uno formato dalla totalità delle manifestazioni d’interesse (circa 200), l’altro dall’esperienza concreta (22).
Ho verificato che i giovanissimi (18-24 anni) in genere hanno un interesse molto blando per gli aspetti psicologici: a essi preme soprattutto la possibilità di un incontro sessuale con uno “zio severo”.
I più maturi (oltre i 40 anni) in generale hanno fantasie molto precise e individuate, che però quasi mai lasciano spazio all’interpretazione da parte dell’educatore. Essi spesso pretendono che l’educatore si vesta del proprio ruolo seguendo le sfumature che a essi risultano più consone e interpreti la sessione secondo i rituali che essi gradiscono, cosa chiaramente inaccettabile.
Invece, in termini statistici, i più “adatti” risultano gli aspiranti corrigendi in una fascia di età orientativamente definibile entro l’intervallo tra i 28 ed i 35 anni.
Essi sono ben radicati nel loro senso di colpa (effettivo o funzionale al desiderio di essere corretti, non importa). Denotano, sin dalla primo scambio di email, un ottimo rispetto formale per la figura dell’educatore, che quindi dimostrano per primi di prendere estremamente sul serio. Accettano di buon grado e senza discutere le imposizioni rituali dell’educatore, che non viene mai chiamato a doversi “spiegare” circa le proprie scelte. Sono quindi, in sintesi, meno “pretenziosi” dei più giovani e dei più maturi.
Dei 22 allievi da me “trattati” sinora, solo tre hanno avanzato esplicite richieste di rapporti sessuali seguenti alla fase correzionale, due delle quali sono state declinate.
Sempre dei 22, ben otto hanno dichiarato la loro totale eterosessualità e altri cinque si sono professati bisessuali.
Il grado di istruzione dei corrigendi risulta medio-alto. Ho accettato come allievi dei professionisti (dirigente, avvocato, ingegnere…), molti laureati e molti studenti universitari. Questo non per snobismo da parte mia, bensì perché apparentemente solo un certo tipo di persone sembra aver elaborato fantasie che sono in linea con quanto offro e – direi soprattutto – sembra in grado di vivere la situazione correzionale con la necessaria sensibilità, che a mio avviso deriva da un’elaborazione mentale di una certa raffinatezza.
In soli quattro casi (su 22) la prima sessione correzionale è stata anche l’unica. Se un corrigendo trova adeguato riscontro a quanto l’educatore ha promesso sin dall’annuncio (in termini di severità, distacco emotivo, aspetti rituali), tende a voler ripetere l’esperienza, perché una singola sessione lo libera solo temporaneamente dal senso di espiazione delle proprie colpe.
Teoricamente, il ciclo delle sessioni correzionali può anche non concludersi mai. In pratica ciò non avviene, perché molti fattori (logistici, sentimentali, familiari) spesso si frappongono tra ciò che sarebbe gradito e ciò che si rivela possibile all’atto pratico. Tuttavia, al momento attuale ho tre allievi che da molti mesi (uno di essi da oltre un anno) si sottopongono volontariamente a periodiche sessioni correzionali, benché queste diventino progressivamente sempre più severe e articolate.
Un ulteriore aspetto che desidero sottolineare riguarda le correzioni “pubbliche”, vale a dire quelle inflitte alla presenza di estranei che amano assistere o che prevedono la punizione contemporanea (più propriamente: sequenziale) di più corrigendi. Anche qui, i desiderata espressi dai molto giovani e dai più maturi spesso invocano correzioni pubbliche, ma per le ragioni espresse sopra circa la mia ritrosia ad accettare allievi di queste due categorie non ho mai dato seguito alle loro richieste. Invece, nella fascia 28-35 c’è in genere la preferenza per non avere pubblico. Io rispetto completamente questo desiderio, come pieno diritto del corrigendo alla propria privacy, benché sia evidente che il grado di vergogna e umiliazione risulterebbe assai accresciuto dalla presenza di terzi (spettatori o altri corrigendi che siano).
Infine, ho osservato che nessun corrigendo ha problemi nel consentire che la sua punizione venga documentata tramite foto o video, purché nel rispetto dell’anonimato. Ripresi di spalle o con il viso coperto, gli allievi sono sempre disposti a lasciare testimonianza delle loro posture umilianti e dei segni della bacchetta di rigore sulle loro terga. Quasi sempre mi chiedono copia delle foto o dei video.
Concludo richiamando le osservazioni già tratteggiate all’inizio.
Esiste un consistente numero di persone che provano il bisogno, il desiderio, la fantasia di essere punite “seriamente” (e non semplicemente dominate nell’ambito di un teatrino bdsm). Costoro si conformano di buon grado a rituali di tipo “inglese”: confessione, reprimenda, cornertime, umiliazioni, battitura, il tutto condotto da un educatore/istitutore freddo e distaccato, intransigente e severo. Essi, quale che sia il loro orientamento sessuale di massima, accettano senza alcun problema l’autorità di un educatore maschio, purché (se eterosessuali) chiaramente non intenzionato a ottenere favori sessuali.
Insomma, in giro c’è molta “domanda di correzione”, che per tradursi dallo stato potenziale a quello effettivo richiede una serie di garanzie, che l’educatore deve saper offrire. Queste comprendono l’assoluta discrezione, nessun coinvolgimento emotivo da entrambe le parti, una forte credibilità dell’educatore nel ruolo in cui si propone.
Se essere puniti realmente e realisticamente è – per alcuni – un desiderio molto forte, ciò che io offro è una delle poche “risposte” di cui sono a conoscenza dal lato dell’offerta. I fatti mi stanno dando ragione oltre ogni mia iniziale aspettativa.

terzlternativa@yahoo.it

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