Feticisti e Candid Camera

Le foto che qui vediamo e che corredano anche il precedente intervento “Scollature e minigonne”, sono state fatte con il consenso o senza il consenso delle persone riprese?
Me lo dico da solo .. “bella domanda”.
Ossia è lecito scattare queste foto che – come è noto – tanti hanno l’abitudine di fare per il proprio piacere di raccogliere le cosiddette “immagini rubate”.
Si incorre in qualche norma penale – riferendomi all’Italia – che vieta di prendere foto simili?
Ogni tanto leggo con tristezza notizie di stampa che riportano che il sig. Mario Rossi è stato sorpreso a scattare di nascosto foto a culi piuttosto che a piedi di passanti o turiste.
E poi si legge immancabilmente che le perquisizioni fatte nella abitazione del suddetto Mario Rossi hanno rivelato migliaia di foto di questa natura e altro materiale pornografico. Insomma più che sufficiente per indignarsi, per definirlo un vero delinquente, un maniaco … un maniaco feticista!! Altre volte si legge di esiti di processi a questi vari Mario Rossi. Pesanti condanne faranno sì che mai più egli commetta simili “mostruosi delitti”.
Recentemente un giornale ha riportato :
”Tremila sederi immortalati in tre anni. E tutti appartenenti a belle e inconsapevoli ragazze che si trovavano a passare per piazza San Marco. Il guardone da guiness è un professionista padovano di 38 anni, bloccatodai carabinieri di Venezia durante una delle sue scorribande, armato di una video camera nascosta in un borsone.
L’uomo, ieri, girava impegnato nella sua attività da voyeur. Ma il borsone ha insospettito un carabiniere in servizio nel nucleo navale. Il militare lo ha tenuto d’occhio fino a quando il professionista si è avvicinato, in modo equivoco, ad una ragazza che, con una minigonna, si stava chinando per raccogliere una cosa da terra.
Durante la perquisizione è spuntata dalla sacca una videocamera ….. Nella borsa i militari hanno anche trovato alcuni dvd che documentano l’attività pluriennale di guardone. La sua ultima incursione, però, gli è costata una denuncia per l’ipotesi di reato di interferenza illecita nella vita privata.”

Quello che sconcerta è l’accanimento verso queste persone che andrebbero solo diffidate (sempre che non commettano altri reati).
Alcune volte si legge che il capo di imputazione è “Molestie” art 660 del Cod. Pen. che si concretizza quando “chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo”.
Io non reputo che si possa applicare questo articolo – che ahimé è una reato contravvenzionale perseguibile d’ufficio e non solo a querela di parte – in quanto il fotografare in modo discreto una parte del corpo di un passante non implica una intromissione nella sfera personale altrui. Questa intromissione mi sembra basilare per la realizzazione del reato e la Cassazione nel 2007 ha sancito che “ai fini della configurabilità del reato di molestia o disturbo delle persone, per petulanza deve intendersi un atteggiamento di insistenza eccessiva e perciò di fastidiosa, di arrogante invadenza e di intromissione continua e inopportuna nell’altrui sfera”.
Importante dunque sembra anche essere non petulanti, invadenti come potrebbe esserlo uno che in modo palese si mette a riprendere da vicino il seno o le natiche di una persona arrecando in questo caso, sì, un senso di disagio che legittimerebbe la configurazione del reato.
Ma nei casi di cui leggiamo sui giornali, le operazioni di ripresa fotografica sono solitamente e, per ovvi motivi, più che mai discrete.
Ancora la Cassazione nel 2007 dice che si ha reato di molestia se sorpresi a “ fotografare con insistenza una persona” e il caso in esame era di foto fatte in sede di pedinamento e finalizzate a “scoprire una eventuale relazione extraconiugale”.
Quindi anche qui si parla di insistenza ma soprattutto si ha una intromissione nella sfera personale.
Ma per un paio di piedi …!! Suvvia signori giudici, un po’ di buon senso … giuridico non guasterebbe.
Peggio che andar di notte a sostenere la tesi di atti osceni in luogo pubblico perché in sé l’atto del riprendere fotograficamente non è un atto osceno e caso mai lo può essere solo il suo eventuale uso.
Forse consapevoli di questi principi normativi (che però non hanno impedito nei tempi, varie condanne o comunque rinvii a giudizio di sfortunati fotografi dilettanti) le forze dell’ordine di Venezia di cui all’articolo sopra citato, hanno cercato di innovare tirando in ballo il reato di “Interferenza illecita nella vita privata” previsto dall’art 615 bis cod. pen. che dice “Chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell’art. 614, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.
Ora non vorrei ulteriormente tediare con altre dissertazioni giuridiche perché il problema non si pone, almeno nel caso in ispecie in quanto il terzo comma dell’art. precisa che il reato è punibile a querela di parte.
Ora sfido le forze dell’ordine a identificare le 3000 !!! persone in base ai culi ritratti nel corso di tre anni per invitarle a sporgere querela.
Ma si sa, in Italia, le forze dell’ordine hanno poco da fare e i giudici hanno le scrivanie vuote di pratiche.
Se non ci fossero i feticisti degli slip o i feticisti dei piedi a dar loro un po’ di lavoro …

Et dulcis in fundo ecco lo spione a sua volta spiato
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