Il disagio si addice a Justine

La riflessione di Paracelso che troviamo nel suo Blog del 5 gennaio di quest’anno con il titolo di “Piss Torture” mostra una graziosa fanciulla costretta alla pena di esibire l’aspetto più intimo di sé, ma senza sevizie efferate, nessun laccio, nessuna catena la inchioda ad una contenzione particolarmente tomentosa, nessuna efferata sevizia ne strazia le membra … eppure il viso sconvolto esprime tutto il suo dolore, la stessa sconsolata disperazione che si legge sul volto di Eva raffigurata da Mantegna, Masaccio e tanti altri celeberrimi pittori che hanno fissato nell’immaginario collettivo l’emblema del dolore femminile cogliendolo proprio sul volto di Eva mentre è scacciata dal Paradiso Terreste.

Dunque analoga espressione di sconforto e avvilimento sul viso di Eva e su quella che ci mostra Paracelso pur nella incommensurabile diversità delle loro situazioni.

Ora la causa dell’ angoscioso rimpianto di Eva è più che evidente mente muove i suoi primi passi incerti per le vie del mondo, un mondo che la vedrà nuda perché solo ora Eva si sente nuda e conosce quella vergogna che da quel momento in poi sarà per l’essere umano ineffabile causa di opprimente angoscia. Non a caso infatti il più comune degli incubi consiste nel sognare di trovarsi improvvisamente nudi in pubblico senza via di fuga, senza riparo. Il senso di vergogna è paralizzante (come cadere in un baratro senza fine), opprimente, quasi straziante.
Ecco perché per torturare una schiava o moltiplicare l’ afflizione della tortura è sufficiente violarne la privacy, il senso del pudore costringendola alle più scabrose esibizioni di quelle intime funzioni fisiologiche (Paracelso parlava di Piss Torture) per il cui espletamento l’essere umano avverte (solo fra gli animali) la necessità di ritirarsi in un luogo appartato … la ritirata, appunto, il cesso latino, (recesso…)

Possiamo quindi affermare che la verecondia, il delicato rossore costituisce il miglior ornamento di una schiava, perché l’imbarazzo, la vergogna è perfettamente funzionale allo stato di sottomissione dal momento che l’imbarazzo provoca smarrimento, disagio, insicurezza, un senso di soggezione, di servile inferiorità. Tanto che si può tranquillamente affermare che una schiava cessa di essere veramente tale quando, anche sottoposta alle sevizie più dolorose, alle afflizioni più spossanti, alle più avvilenti umiliazioni, essa rimane perfettamente padrona di se stessa e della scena.

Per convincersene basterà ammirare la splendida Maggie Gyllenhaal nella sequenza introduttiva al film “Secretary”, vero e proprio cult movie (non solo SM). La Dipendente-Segretaria si muove in lungo e in largo per tutto l’ufficio da assoluta protagonista, nonostante le catene strette alle caviglie e a dispetto dei polsi ammanettati dietro la schiena essa appare rapida, precisa, sicura, infallibile nei suoi movimenti, perfettamente realizzata, padrona di sé e della situazione.

Non è certo il giogo a determinare il profilo servile, ma il senso di inferiorità, di insicurezza. Quante volte si sono viste nei privé, nelle performances, schiave flagellate esibire con altezzosa fierezza la propria stoica abnegazione tra l’ ammirata incredulità di chi guarda.

In simili casi il centro della scena è chiarissimo: impossibile considerare protagonisti coloro che le si agitano intorno con la frusta ed una severità di circostanza. I Master insomma è facile che sembrino marginali comprimari, come nella celeberrima tavola della flagellazione di Piero della Francesca con tanti insignificanti energumeni con flagello in mano.
L’inferiore non è quasi mai la vittima!

È proprio per questo motivo che la vergogna, il delicato senso di pudico imbarazzo, che pone la schiava in penoso disagio sul piano psicologico risulta così determinante nel meccanismo di sottomissione e – per contro – al dominatore non basta la frusta. Gli occorretutta la sicurezza, l’arrogante spudoratezza, che si vede nella significativa immagine con cui la Mistress che chiameremo POV (qui sotto) viene a mostrarci l’atteggiamento diametralmente opposto a quello indicato da Paracelso.

Se infatti nell’immagine di Paracelso si vede la schiava ideale, nella foto della Mistress POV traspaiono tutte le peculiarità di una vera Dominatrice, che sono in sostanza le prerogative diametralmente opposte al vergognoso ritegno di Eva.

La Mistress POV con la sua immagine fotografica ci dona un’ esemplare dimostrazione della più Signorile spudoratezza, esibita con totale imperturbabilità ed un pizzico di arroganza, ingrediente indispensabile nell’immagine di una Divina Padrona a cui occorre classe innata, sguardo altezzoso, sottilmente ironico, insolente, nessuna titubanza.

La vera Signora – senza comportarsi da cafona – non dimostrerà mai il minimo imbarazzo a manifestare i suoi più indecenti desideri e tanto meno a esibirsi nuda.
Deve essere in grado di esibirsi nuda un po’ come fanno le più famose top model quando filano in passerella seminude sotto gli occhi del mondo intero: camminata decisa, postura eretta, sguardo dritto.
Mai abbassare gli occhi o anche solo accennare a reclinare il capo: verrebbe facilmente percepito come un gesto remissivo, un segnale di incertezza, deleterio sintomo di disagio.
Lo sguardo quindi non sarà mai sfuggente! Mai, per nessun motivo.
Una Dea, quand’ anche fosse sorpresa in qualche situazione indecente, saranno gli altri ad abbassare lo sguardo non certo lei! Una vera Signora infatti sa conservare la propria divina regalità anche nelle situazione più scabrose.

Il senso dell’arrogante spudoratezza nella personalità dell’ autentica dominatrice, risulta assai chiaro nella leggenda di Tiresia, il più celebre indovino della mitologia classica, il quale divenne cieco per aver visto, sia pur accidentalmente, la Dea Atena nuda.
Com’è soggiogante la superba nudità di una dominatrice!! quella stessa nudità che rende ancora più indifeso un servo, che rende fragile una schiava ed al tempo stesso aggiunge magico carisma a chi domina.

La Mistress POV e la modella di Parcelso illustrano in modo esemplare i due opposti effetti della nudità: ovvero vergognoso imbarazzo ed orgogliosa impudenza.
Entrambe le cose affondano le loro radici nel substrato della nostra civiltà, complesso amalgama di due opposte tradizioni: classica e giudaica.
La contrita sofferenza provocata dalla vergogna di esporci nudi proviene dalla tradizione biblica, il suo archetipo è ben visibile infatti sul volto di Eva.

Per contro l’orgoglioso piacere della Mistress POV nell’ esibirsi, la sua superba nudità viene invece dalla tradizione classica. Lo si vede bene appunto nel mito di Tiresia che rimase accecato per avere visto, seppure accidentalmente, Atena mentre si bagnava in una sorgente.
Ebbe però in cambio quella vista interiore che avrebbe fatto di lui il più celebre veggente della storia anche se, per il vero, c’è chi dice che Tiresia debba la vista sovrumana non ad Atena ma alla propria doppia natura femminile e maschile che gli conferiva una vista, in grado di vedere ciò che un comune essere “monosessuale” non arriva a vedere. Ma questo del transgenderismo è altro discorso di cui forse parleremo in un altro momento.

Per adesso ritorniamo a Tiresia ed al suo rapporto con la Dea poiché restano ancora parecchie importanti cose da capire proprio in prospettiva SM. Ammettiamo che il giovanotto avesse spiato di proposito la Dea nuda. Se così fosse stato, era incosciente come tutti i giovani? Oppure conosceva benissimo il rischio ed era dispostissimo a correrlo?
Probabilmente era pronto a qualsiasi pena pur di vedere la Divina bellezza senza veli! Ecco l’aspetto sadomasochista della leggenda di Tiresia.

Ecco perché in questo nostra gabbia, ammirando le foto della Mistress POV la fantasia corre a Tiresia. Il ragazzo infatti probabilmente era prontissimo a qualsiasi sacrificio per lusingare la Dea, per convincerla a lasciarsi guardare da lui, a farsi venerare da suoi occhi.

Tiresia sapeva bene che è impossibile vedere una Dea per caso, sapeva benissimo che una Dea decide sempre lei quando apparire e a chi apparire, decide sempre lei da chi farsi guardare e soprattutto da quale prospettiva.
Se capiremo l’immagine della Mistress POV capiremo anche il compiacimento di Atena nell’apparire a Tiresia.

La dea si compiace nel vedere a quale sacrificio l’adoratore è pronto per compiacerla. Guarderà veramente o distoglierà lo sguardo?
È chiaro che la Dea vuole fulminare col suo fulgore il ragazzo, vuole leggere nei suoi occhi tutta la devozione, tutta l’adorazione di cui egli è capace.

Solamente tante dilettanti della frusta ordinano agli adoratori di abbassare lo sguardo. Certo abbassare gli occhi è manifesto segnale di sottomissione anche fra gli animali, ma le vere Signore, le Dee che sono dotate di una psicologia meno elementare esigono al contrario di essere sempre guardate perché vogliono cullarsi in ogni istante negli sguardi di devota adorazione, di disperato desiderio da parte degli ammiratori.
E’ così che le divinità godono!, facendosi desiderare, facendosi venerare.
Tiresia non deluderà la dea, non esiterà un solo istante ad adorala con gli occhi, a guardarla nuda in tutto il suo accecante splendore ben consapevole della punizione, felice della punizione.

Fino a che punto vale la pena di soffrire per il piacere, per il capriccio della Dea?
In questa sua apparizione fotografica appare chiarissimo cosa la Dea pretenda dai devoti adoratori prostrati ai suoi piedi. Magari non vorrà il sacrificio degli occhi come Atena, ma un sacrificio lo pretenderà di sicuro. E fin dove saremo pronti a sacrificarci per il divino piacere? Fino a quale limite di fatica, di dolore, di servile umiliazione saremo non disposti ma lieti di arrivare? E fino a quale limite la Dea vorrà spingere la sua capricciosa sfrontatezza?
Il gioco fra la Dea ed il suo servo sta tutto qui: quanto lo schiavo è disposto a soffrire, quanto alla Dea piacerà farlo soffrire.
Ma per comprendere tutto ciò non deve sfuggire un’ultima essenziale cosa.

La divinità che compare nuda a Tiresia non è Venere Dea della Bellezza e dell’Amore bensì Atena la dea della mente, dell’intelligenza che vediamo spesso in armi e quasi mai nuda. Per questo il suo fascino è ancora più pungente, per questo lei è ancora più conturbante della stessa Venere.
Non a caso uno delle più famose interpretazione delle più celebri Cosplayer giapponesi è “Athena mezza nuda”
E così questa Atena ancora oggi nuda ha fatto il giro del mondo intero sull’ali di internet per finire persino nel visionario universo dei manga giapponesi.

 

Tags: No tags

3 Responses