Non amo il cinema giapponese. Confessione sconvolgente perché mi fa perdere di certo molti punti nella già pur scarsa considerazione che le persone hanno di me.
Non lo amo perché trovo tutto esagerato e mi danno fastidio visi che per esprimere i sentimenti diventano grotteschi. Un briciolo di paura trasforma subito un viso in una maschera, con occhi dilatati al massimo, il corpo che si raggomitola su se stesso.
E in ogni caso è una cultura molto distante dalla mia con dinamiche che confesso non mi sono note. Sicuramente qualche mese di vita in Giappone colmerebbe una lacuna che ho nella mia cultura e che non mi fa apprezzare molto del loro mondo.
Ed infine – così la frittata è completa – lo stretto connubio che c’è in moltissimi film giapponesi tra eros e thanatos (morte) non mi riempie di entusiasmo.
Per me l’eros è gioia, appagamento.
L’eros nella sua forma SM è altresì, realizzazione del sé, conquista, vitalità.
Comunque so bene che dire che non si ama la cinematografia giapponese è molto poco “in”.
Pazienza.
Per farmi perdonare metto questo clip di You Tube preso da School of the holy beast, di Norifumi Suzuki. Un film degli anni ’70 che non mi risulta sia arrivato in Italia.
Qui il grottesco si dissolve in sequenze molto belle ed eleganti.
il tuo video e meraviglioso e anche molto istruttivo
sa come affascunare la mente di una slave e portala in luoghi insoliti anche inaspettati