Leggendo i recenti interventi sul Blog scritti da Barrymore in ordine all’esibizionismo e ammirando le relative foto mi è tornato alla mente le appassionanti discussioni intercorse qualche anno fa nella redazione della rivista Club con Padrone, ma anche con schiavi. Ci si interrogava sul valore simbolico della nudità sulla sua funzione nell’ambito dei rapporti BDSM. In brevissima sintesi la nudità è percepita istintivamente come stato di vulnerabilità, di indifesa fragilità e quindi è vissuta dai più in chiave di vergogna, diimbarazzo, di stato insomma di inferiorità; perciò – sempre secondo la maggioranza – la nudità si addice allo schiavo.
Sì, certo, non c’è dubbio, almeno a prima vista … eppure … eppure le immagine del jet set, dell’alta moda, ci ha abituato a vestiti ridotti al minimo. Eleganti trasparenze impalpabili che non nascondo quasi nulla, audaci, costosissime eccentricità: un filo di perle come slip, diafane trasparenze, abiti succinti da un milione di dollari intessuti di diamanti di impalpabili fili d’oro. Si tratta di lussuose stravaganze, certo esclusive che solo pochissimi posso permettersi e che è davvero difficile ricollegarle a uno stato di inferiorità, di sottomissione.
Si prenda ad esempio una splendida Signora, o una altera modella vestita di niente che si aggira elegante, decisa, sicura di sé, con imperturbabile noncuranza: una nudità insomma indossata senza imbarazzo, ma anzi con aria compiaciuta e sfrontata (si badi ho detto sfrontata, NON arrogante in quanto l’arroganza è propria delle cafone, non delle Signore!). Quella nudità è immagine che ci riesce un po’ difficile associare a una schiava perché non dà l’idea di sottomissione, di inferiorità, ma al contrario di una superiorità rispetto alla morale comune.
Una Padrona può permettersi il lusso di apparire vestita da capo a piedi ma anche di essere totalmente nuda e vestita del solo frustino che tiene in mano. Nessuno può dire nulla. A lei è concesso in virtù della sua superiorità.
Ma la nudità è anche vergogna, imbarazzo. La nudità della schiava o dello schiavo di fronte al Dominante. La nudità che aumenta l’umiliazione e quindi contribuisce a rinforzare lo stato di sottomissione.
Appare pertanto molto evidente che la nudità è l’emblema, la rappresentazione simbolica sia del sottomesso, sia del Superiore. Una incredibile ambivalenza che ha la sua ragione storica. Nelle nostre tradizioni infatti convivono radici classiche e radici giudaico-cristiane. Dalla cultura classica ereditiamo l’esaltazione e l’eccellenza dei corpi nudi, dalle nostre radici cristiane la vergogna della nudità.
La nudità nell’ambito dei rapporti BDSM
Nude, ma Padrone !
Cameriera obbligata a servire nuda
Il capezzolo di Britney fuoriesce spavaldo e sicuro di fare ottima figura
Aisleyne-Horgan
La nudità è un concetto multiforme che può essere vestito di significati anche molto diversi in base al contesto in cui viene inserito. Nel BDSM la nudità è intesa come spoliazione da ogni sovrastruttura materiale, quindi è una apertura fisica e mentale totale verso il partner (dom o sub che ne sia il ruolo di volta in volta ricoperto). Non penso che la nudità in sè si addica più al soggetto “sottomesso” che al “dominante”, la forza del messaggio in tale ambito è lasciata molto al contesto e agli atteggiamenti psicologici dei “giocatori di ruolo”. Nell’ambito del feticismo per i piedi femminili, materia di cui mi interesso come caso di studio, sarebbe come chiedere all’estimatore feticista se li prefersice vestiti oppure nudi. Al di là di una predilezione particolare al feticista non interessa la nudità del piede o il suo essere vestito, ma interessa il piede come feticcio nobilitato della propria pulsione erotica per il corpo femminile. Poi è ovvio che possono esistere piedi che vengono valorizzati di più se correttamente “vestiti” e lo stesso discorso può valere anche per l’estetica dei corpi nudi nell’ambito del BDSM.
Questa è almeno la mia modesta opinione.
Doctor Retifist