E’ successa una cosa strana, ho fatto una foto … ma non l’ho fatta io. Cioe’, l’ho scattata io ma non perche’ avessi voglia di farla ma perche’ DOVEVO farla.
Cerchero’ di spiegarmi, spesso mi capita di fare delle sessioni di fotografia, mi piace, mi diverte perche’ non e’ un lavoro e quindi posso fare quello che voglio o quello che vuole la modella, sensa obblighi e restrizioni.
L’altro giorno e’ venuta una coppia per una sessione di foto bondage, come al solito imbarazzo iniziale che presto svanisce nel divertimento e nelle risata, con il lui che commenta e scatta, io che lego la fanciulla, la quale dovrebbe avere una aria “triste e contrita” da perfetta slave e che invece ride e se la gode.
Tra le varie sessioni dove essercene anche una particolare, che da tanto volevo realizzare ma che per un motivo e per un altro non mi era mai riuscito …… la classica sequenza che si vede in tanti siti giapponesi, dove la lei parte completamente vestita, poi man mano e’ sempre piu’ svestita mentre aumenta il numero di corde che la cingono. Una serie violenta se vogliamo, ma ne ho fatte altre di cose simili, basta andare a vedere il mio articolo sulle Damsel in Distress.
Eppure per un motivo o per un altro questa era una sequenza che non ero mai riuscito a realizzare. Non mi preoccupava la cosa, ci sono tante situazioni che si possono ricreare, il limite e’ la fantasia, quindi … non era un problema.
Questa volta evidentemente era una cosa che interessava anche la coppia perche’ si decide di realizzarla. Lei aveva portato di proposito uno slip da distruggere, io ho attinto alla mia ricca collezione e le ho fatto indossare un abitino leggero ed un reggiseno che potevano tranquillamente essere tagliati/stappati/rovinati.
Tutto perfetto iniziamo a scattare e lei non riesce ad essere seria, ride, scherza si mette in pose strane. Insomma, nulla di morboso o malato. Eppure qualcosa di strano c’era … non riuscivo a prendere in mano una corda … continuavo a tagliare prima un po’ il vestito, poi la spalla, poi una spallina del reggiseno, il fianco del vestito, tutto il reggiseno, parte della mutandina tutta la mutandina, fino ad arrivare a lei che era nuda con brandelli dei vestiti indosso. Insomma la classica raffigurazione di una donna vittima di violenza.
… Ho scattato le foto di tutta la sequenza, dalle quali si capisce chiaramente che e’ stato tutto preso come un divertimento, la maggior parte delle foto sarebbe da scartare perche’ lei sta’ ridendo … ma non ci sono corde e le foto le ho scattate come se fossi un osservatore esterno.
Ho passato due giorni a riguardarle, non mi piacevano ma non riuscivo neanche a cancellarle, cosi’, senza un perche’. Poi, all’improvviso ho sentito che dovevo modificarne una e non sono stato soddisfatto fino a quando non ho ottenuto …
Questo
questo è un post molto interessante per vari motivi, uno dei quali va a inserirsi sulle mie riserve nei confronti del bdsm,non dal punto di vista della cultura bdsm, nè da quello moralistico, ma dal punto di vista dell’imprevedibilità degli effetti che situazioni emotivamente forti possono determinare. Qui abbiamo una situazione tipo, cioè,nessuna intenzione di indulgere a fattori di violenza nè fisica nè psicologica, anzi, la persona fotografata ride e scherza, tuttavia il fotografo, appassionato di bondage, questa volta prova qualcosa di diverso.Il suo gioco è certamente un gioco,ma un gioco dove la violenza trova posto. Si ride per esorcizzare quanto sta accadendo a livello psicologico, senza che lo si voglia. La violenza si scioglie in una sequenza fotografica che la ritrae,la fissa, addomesticandola.Ma non troppo, se Dr.Fatso ritrova la sua serenità interiore solo dando un senso positivo a quelle foto, a quegli strappi, a quelle pose che suggeriscono scene che la nostra parte razionale respinge.
Io penso che Dr.Fatso abbia fatto una esperienza forte che non dimenticherà.Mi domando anche chi può garantire che certe atmosfere non possano evolvere in momenti di rischio.
Spero che questo mio commento non venga frainteso, chiarisco meglio:non è una critica, ma esprime un dubbio reale.
Nessuno puo’ garantire che la situazione non si possa evolvere in maniera negativa, anzi, l’esperienza ci insegna che puo’ accadare. Non e’ la norma, non e’ una eccezione, e’ piuttosto una cosa estremamente rara ma … capita.
Per quanto riguarda la mia esperienza personale, si e’ stata decisamente spiacevole e non ho ancora razionalizzato il perche’, vedremo con il tempo.