Peer rope un nuovo modo per entrare nel bondage

“Peer Rope” è un termine che fa parte del dizionario moderno del bondage e sempre più frequentemente gira da bocca a bocca, da sito a sito, su Facebook, su FetLife e su Gabbia. Anche in occasione dell’aperitivo dell’ULTIMO LUNEDI si fa riferimento a questo contenitore strano e, fino a pochissimi anni fa, del tutto sconosciuto in Italia.

Il Peer Rope è un incontro tra praticanti di bondage che liberamente si scambiano informazioni ed esperienze, provano, sperimentano e accolgono (facendo vedere qualcosa e provare qualcosa) anche neofiti/e che ambiscono ad imparare a legare o ad essere legati/e.

Un seminario è, invece, organizzato in modo da presentare una serie di informazioni sulla sicurezza e una serie di legature (in genere dalle 3 alle 4) di difficoltà e complessità crescente. Il seminario è basato sulla partecipazione attiva di chi impara quindi è un continuo vedi-ripeti-correggi-rifai-bravo!!

Wendy Martinez - Seminario di sospensioni

Seminario di sospensioni CKC – Modella Wendy Martinez. Rigger Attilio Gulinelli

Per questo motivo in genere ogni due coppie al massimo, ma alcune volte ogni coppia (ai seminari si partecipa SEMPRE in coppia) c’è un “assistente” che controlla lo svolgimento del processo di ripetizione, corregge gli errori, verifica che vengano rispettati gli elementi di sicurezza.

Quindi i seminari sono una cosa del tutto diversa rispetto i Peer Rope, che devono il loro nome ad un giochino “informatico”. L’architettura delle reti di computer peer-to-peer è basata sul fatto che non esiste un server centrale (che ha dominio e controllo su tutta la rete) ma ogni computer mette a disposizione a pari livello le sue risorse e attinge alle risorse degli altri senza una particolare graduatoria di privilegi di accesso.
In base a questa architettura “alla pari” qualcuno ha inventato il nome di Peer to Peer Rope Event, contratto poi in peer rope.
I peer rope possono ospitare anche centinaia di persone (così mi dicono da Londra, ad esempio) e seguono modalità di svolgimento che ormai stanno diventando standard.

Per identificare un evento come peer rope bisogna che si verifichino le seguenti condizioni:
1) non ci sono maestri che intervengono a correggere o “suggerire” se questo non è richiesto dal partecipante.
2) non ci sono regole particolari di vestiario quindi aspettatevi che se una coppia predilige una legatura “nude” il nudo appare. Non è obbligatorio ma neanche vietato.
3) durante il peer rope non è permesso indulgere in attività sadomaso o sessuali di qualsivoglia natura; anche se si spenzola nudi e crudi il peer rope è un evento di condivisione tecnica, non di gioco pubblico.
4) ovviamente non si beve nulla prima o durante, non si è alterati da sostanze stupefacenti e non si disturbano le persone impegnate sul loro lavoro: si chiede dopo, sempre che non ci sia accordati per una sorta di piccola tuition (insegnamento uno a uno, tipo ripetizioni) privata.
5) E’ lecito chiedere lumi al “vicino di corda” e chiedere come fa quella certa legatura, dove ha imparato e, eventualmente, se può e vuole ripeterla e insegnarla. Non è obbligatorio che l’altra persona insegni ma non è gradito, in genere, partecipare ad un peer rope senza mettere in comune conoscenze, sarebbe considerato, dopo qualche tempo, un atteggiamento “predatorio”.

Ogni capitale europea ha due o tre eventi peer rope ogni mese e anche città come Milano e Roma si stanno avviando verso questo standard di frequenza e presenza.

Un esempio per tutti? Il peer rope del Club Kitan Club – CKC (gruppo di appassionati di corde presente anche qui nella Community di  Gabbia) che si svolge a Milano ogni mese, in occasione e prima del play party dell’ULTIMO LUNEDI.

Logo del CKC

Logo del Club Kitan Club (CKC) su esecuzione di una legatura takate kote gote. Modella Leslie. Rigger Blue Deep. Peer Rope dell’ULM settembre 2014

A Roma esistono al momento almento tre occasioni di peer rope, a Milano due in diverse sedi e organizzati da diversi gruppi, a Torino ci stanno pensando e a Bologna stiamo facendo in modo che ci pensino ;-).

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