Amore e repulsione è ciò che accompagna il destino della pipì. Liquido agognato e sognato. Liquido schifoso e repellente.
“Lavati le mani dopo aver fatto la pipì” – riecheggia ancora nelle mie orecchie di bambino. Abitudine che ho presto perso per lavarmi le mani – se posso – prima di farla. “Farla”, gesto sacro, puro.
Dal libello dal titolo inequivocabile “Pissing, una pratica erotica” edito da Malatempora leggo e qui riporto due “scene”. Il Michele cui si fa riferimento non può che essere Michele Capozzi, pornologo e libertino di professione.
In un’epoca in cui il libertinaggio non è più di moda l’unico vero libertino che io oggi conosca in Italia resta Michele; vive per la libertà, per il sesso e la gioia di esserci.
Milano. Cucina piccola elegante. Interno. Mattina. Inverno 1978
Michele è seduto al tavolinetto della cucina. Indossa solo la camicia aper¬ta. La Donna è vicino ai fornelli prepara il caffè, anche lei indossa solo un camicetta corta, sexy, da casa. Si volta verso di lui con un sorriso, di com¬plicità, di lussuria, di sfida. La macchinetta del caffè è sul fuoco. La Donna prende due bicchieri grandi da acqua dall’armadietto. Uno lo posa davanti a Michele, l’altro lo tiene in mano. Deglutisce. Gli occhi fissi negli occhi di Michele. Si appoggia all’armadietto. Allarga le gambe. Mette il bicchiere tra le gambe proprio vicino alla fica. Con l’altra mano fa spazio tra i peli riccioluti. Avvicina il bicchiere alle labbra della fica. Chiude un attimo gli occhi. Comincia ad orinare nel bicchiere, prima piano poi con forza. Michele e la Donna si guardano fissi. Michele ha lo sguardo che da sbalordito diventa sensuale. La Donna da sensuale a dolce. La macchinetta del caffè comincia a brontolare. La Donna non si muove e continua ad orinare. Il bicchiere si riempie di liquido di orina, giallo, denso, con bollicine. Sino al colmo. La macchinetta del caffè scoppietta. La Donna sorride. Con la mano libera spegne il fuoco sotto il caffè. L’altra si alza col bicchiere ricolmo sino alle labbra della bocca. Ne beve un sorso. Michele sgrana gli occhi.
Donna: Bere la propria orina, la prima, quella del mattino, fa bene.
La donna con decisione e semplicità beve mezzo bicchiere.
Donna: Mezzo bicchiere basta. Dovresti farlo anche tu.
E posa il suo bicchiere mezzo pieno vicino a quello vuoto.
Donna: Poi io finisco la tua… e tu la mia.
E la Donna fa un bel sorriso. Michele si guarda il pene. È duro.
Il titolo è: orina e complicità
Roma. Vicoli Trastevere. Esterno. Sera. Autunno. 1987.
Michele e la Donna passeggiano tra i vicoli di Trastevere. Sono con altri amici, stanno cercando un locale e il gruppetto si sparpaglia e si riunisce. Michele e la Donna coi gesti, col corpo, con lo sguardo, si cercano, si desiderano, si isolano dagli altri. È come un balletto. Ad un incrocio c’è un impalcatura di lavori a fianco di un palazzo… La Donna si ferma sotto l’impalcatura. Diventa una scenografia teatrale. Gli amici sono sparsi nei vari vicoli. La Donna e Michele sono soli. La Donna comincia a muoversi sensualmente sotto l’impalcatura. Gli occhi di Michele sono rapiti dal corpo di lei, dagli occhi di lei, dai movimenti di lei. La Donna ha gambe lunghe da indossatrice. Le mostra alzandosi la gonna, si vedono le calze nere con giarrettiere. La donna si accovaccia al suolo, apre le gambe, fa vedere le mutandine nere. Con una mano si tiene all’ impalcatura. Con l’altra si apre le mutandine. Sorride in totale seduzione. Aggrappandosi all’ impal¬catura fa dei momenti rotatori roteando il bel sedere.
Donna: Guardami… tra le cosce…
E piano comincia ad urinare. Ha un bello schizzo che getta verso Michele di fronte a lei non vicino. Non distante. L’ urina bagna i sanpietrini diven¬ta un laghetto che poi per un dislivello diventa un rivolo che ritorna verso la donna e prosegue tra le gambe divaricate e si sperde dietro verso l’impalcatura. Ai tre vicoli gli amici son tornati. Fermi. Immobili. Rapiti. La Donna si alza di colpo. Le dita che hanno aperto le mutandine vanno sulle proprie labbra e poi avvicinandosi a Michele si posano in un fugace simbolico bacio sulle labbra di lui.
Donna: La mia urina come regalo per il tuo compleanno.
E regalmente si dirige verso un vicolo. Michele e gli altri dopo un attimo la seguono sedotti.
Il titolo è: orina e seduzione
Questa pratica mi seduce all’inverosimile per diverse ragioni che elenco casualmente, improvvisando senza darne ordine per imortanza:
I). Mi rapisce in quanto trasgressione;
II). Mi annulla e mi esalta in quanto mi sento sottomesso a colei che mi dona il suo nettare;
III). Mi eccita pensare che deglutendo assimilo parte di ciò che è stato in lei;
IV). Mi piace sentirmi insudiciato da un suo rifiuto corporale;
V). E’ sublime come atto di estrema confidenza;
VI). E’ avvolgente perchè riveste il corpo del calore e di un profumo di lei;
VII). E’ seducente per l’atto quasi arrogante della femmina che io sono abituato a vedere sottomessa;
VIII). Mi fa sentire completamente prono ai voleri suoi;
IX). Attesta con evidenza quanto io sia trasportato di fronte a lei;
X). E’ una conferma nell’avere a che fare con una femmina che, con questo atto, attesta di essere porca quanto me e a me affine.
La pioggia dorata è un sublime piacere al quale non saprei dire di no, mai.
La foto è estremamente eccitante, ma volevo sapere se ti abbandoni anche alle delizie delle pratiche shitting, dei giochi con la merda
sl
Non ho mai avuto modo di sperimentare se non in modo teorico a livello di fantasie condivise durante i momenti più intensi, mi attrae sicuramente.
Tu?
je prefere le keums 😉
Sì, avere a che fare, cioè poter toccare, assaggiare o ingoiare gli escrementi del proprio partner significa entrare in contatto con la sua parte più intima, quindi fondersi con lui… è una sensazione piacevolissima come molto piacevole è pulire il buco del culo appena il tuo partner ti ha defecato addosso, affondare con la lingua all’interno della cavità anale per assaporare ogni sfumatura di gusto di quella cosa così eccitante che è la merda…
sl
bellissime foto che mi fanno sognare. Qualche tempo addietro mi inorridiva solo l’idea che una donna potesse fare la sua pipì sopra di me mentre ora la troverei eccitante. Però non trovo la donna adatta con mentalità aperta
anche a me piace gustare i frutti della mia donna;tutti piss shit and snot
Ho apprezzato molto i post della pioggia dorata! Sublime! Dopo essermi dissetato con la pipì della mia Padrona, prenderei i biscotti della colazione e li intingerei nella coppa che lei ha riempito con la sua pipì e spezzerei anche qualche biscotto nella coppa mangiando tutto con un cucchiaio!