Pissing…già, parliamone.
Non ho molta esperienza da portare sul pissing.
Ricordo però che era uno dei miei “tabù”. Qualcosa di piu’ di un limite, qualcosa di invalicabile. Che non aveva spazio, non era concepito.
Anzi, che neppure si considerava.
Mi faceva un po’ schifo, mi sembrava un atto “innaturale”.
Strano eh, il termine innaturale.
Come se farsi frustare, farsi coprire di cera, farsi torturare con aghi o altri oggetti fosse piu’ “naturale”…
Eppure è così, farmi pisciare addosso, o pisciare io addosso ad altri, mi sembrava, e forse mi sembra tuttora, “innaturale”.
Anche se ho detto che in realtà non ha senso questa parola, almeno ora, almeno per me, almeno qui.
Non ha senso per la mia “pancia”, ma la mia testa spesso non è in sintonia con lei, e ancora a volte vede “strano”, vede “sporco”, vede “innaturale”.
” Se mai lo farai non dirmelo! ” Mi ha detto un’Amica, fuori dal Sm, ma che sa di me.
” No, non dirmelo mi fa troppo schifo, e penserei che in fondo sei pazza.”
Così mi ha detto – e chiesto – D., Amica con la quale ho condiviso molto, dall’idea di scappare di casa a 12 anni, ad ansie, paure, malesseri, spinelli, canzoni,amori corrisposti e non, e cose ancora piu’ dolorose, da tenere “segrete”.
30 anni e piu’ di Amicizia, quella vera.
Ma se mai lo farò glielo dirò, – e lei lo sa – ed anche se potrebbe credermi, in fondo, pazza, saprebbe accettare completamente la mia “pazzia.”
Sapendo che ognuno ha le sue, e che a volte apparenti pazzie servono a “volare alto”.
E quando si vola si sta bene.
E la sensazione di stare bene rimane anche quando si cammina.
Eppure…
Qualcosa è cambiato.
Non so dire da quando ho iniziato a pensare al pissing senza quel senso forte di disgusto.
Forse ha contribuito il conoscere gente che lo praticava e ne parlava con un certa disinvoltura, mentre io al solo pensarci mi vergognavo un po’.
Forse mi ha aiutato il fatto di farlo ad un compagno di giochi che lo voleva fortemente, ma questa è altra storia e merita un cenno a parte.
Non lo so.
Ma qualcosa è cambiato.
Una volta, a sessione quasi finita, Lui dice che va a fare pipì. Come molte altre volte.
” Falla su di me” – il mio pensiero immediato.
” E con questo devi essere proprio impazzita”, subito dopo mi ha detto la parte piu’ razionale.
Ma l’ho desiderato.
L’ho desiderato come desidero il Suo dolore, prima con la mente e poi col corpo.
E col corpo spesso è difficile poi da prendere quello stesso dolore che tanto si desidera.
Non so ancora da dove sia nato quel desiderio.
Ma dopo le Sue parole ho sentito in me il desiderio nuovo, immediato, forte, e l’immagine di me in ginocchio, o sdraiata, mentre Lui mi piscia addosso.
Addosso, non ancora in bocca.
Come suo gesto di potere, di umiliazione.
Non ho avuto il coraggio di chiederglielo, anche se qualcosa ho accennato in una mail successivamente.
Ma quella volta è stata la volta che ha cambiato definitivamente qualcosa.
Sì, potrei farmi pisciare addosso.
Sì, dopo quella volta l’ho desiderato altre volte.
Ho desiderato che Lui mi faccia inginocchiare, o sdraiare, mi guardi negli occhi e mi dica
” adesso ti piscio addosso”.
Ed io che dico ” Sì, fammi tutto quello che vuoi”
Dafne
pissing, qualcuno dice strano, eppure confermo che è eccezzionalmente delizioso sentire quel getto liquido fuori uscire da un corpo e sentirlo su se stessi, sulla propria pelle, sul proprio sesso, ma sopratutto nella sua indigestibile acidità, lasciare correre nella propria bocca, sentendo il fruscio del getto riempire la cavità orale vedendo dal basso all’alto come avviene attimo per attimo, e poi quasi per punizione doverla ingoiare assaporandone il gusto che spesso è diverso, dispiacendosi di tutta quell’altra pipì che si perde gocciolando sul viso, tra gli occhi, tra il naso, bagnadoti completamente.
Sono uno schiavo e adoro vivere questo momento ogni tavolta una Padrona decide di regalarmi la sua pioggia dorata.
Nell’innaturalezza di questo atto ho trovato il trasporto totale del rapporto; non sono schiavo, nemmeno master, amo l’eccesso come garanzia del massimo livello di trasporto erotico, giungere ad essere investito prepotentemente da questo flusso, ricoprirmi – come in un immenso abbraccio di una materia della mia amante – mi fa sentire fisicamente avvolto, mi esalta per il livello di libertè e abbandono raggiunto, mi eccita per la mia prostrazione totale alla persona e per la sua concessione. Quando si schiude e fuoriesce il nettare non posso evitare di esserne irrorato e perdermi in un abbandono totale, un’estasi indicibile. La prima volta: spavaldamente la ragazza, che poi divenne mia moglie, in bagno, senza nessuna malizia si sedette per orinare, io senza alcun fine ma quasi per scherzo mi avvicinai per guardare ma, quando vidi il flusso qualche cosa di straordinariamente più potente della mia volontà mi spinse ad allungare le mani e, come in trance, raccolsi il liquido – nello stupore atterrito di lei – e me lo spalmai sulla faccia assaporandolo e dopo mi gettai a bere, leccare, asciugare ansimante, annientato. Le ne fu stupita ma non inorridita.
Devo dire anche, -scusate la brevità ma me ne manca il tempo – che in tutte le esperienze successive che ho avuto con altre donne non ho mai trovato rifiuto, forse grazie ad un approccio naturale che ho dato alla pratica, e, mi sento di aggiungere, ritengo sia un gesto che da un culmine e una garanzia di sensualità alla propria amante; posso dire, e concludo, che con chi l’ho fatto ho successivamente ripetuto e con chi non ho modo di farlo più nè ho colto il rimpianto di ciò che si faceva.
Provate a capovolgervi nella vasca da bagno e a pisciarvi in bocca: fantastico.