Richiesta di riammissione di un allievo

Ieri, mentre ero con amici al tavolino di un caffè, ho ricevuto questo sms:

Spero di non disturbarLa con questo mio messaggio. Se la mia grave colpa può essere da Lei perdonata è ora mia ferma intenzione tornare a essere suo allievo corrigendo. Non posso continuare a vivere nel senso di colpa e senza una guida. La supplico, mi perdoni per il mio maleducato comportamento. Sprro di non averLe creato problemi con questo sms. Solo per ricordarLe chi sono riporto la mia mail…[segue indirizzo mail]”.
Non riconoscendo l’indirizzo, ho chiesto spiegazioni. La risposta è stata: “Lei mi ha incontrato una volta prima di Natale. Sono sceso giù abbiamo parlato fuori poi siamo saliti da me. Dopo Natale Le scrissi che non volevo più perché avevo trovato un master che voleva anche una storia”.

Non mi capita di frequente che un allievo si allontani e poi chieda di essere riammesso. In genere, i percorsi della vita di ognuno divergono per i più vari e validi motivi, e per sempre. Ma la storia di questo allievo è particolare.
Il giovane in questione, dichiaratamente gay, aveva dimostrato sincera convinzione personale rispetto alla necessità di essere corretto per le sue reiterate colpe (masturbazione, frequentazione di siti porno), vista anche la sua età. 35 anni sono davvero molti per indulgere in simili vizi e io considero tali individui come cronicamente viziosi. Se non ricordo male, avevamo passato quasi due mesi nello scambio preliminare di mail.
Dopodiché ero andato a fargli visita per l’incontro conoscitivo preliminare, che considero indispensabile. In quella sede avevo ribadito i miei metodi e lui il proprio interesse. Si prospettava insomma un rapporto continuativo di sessioni correzionali, a cadenza più o meno quindicinale. In quella sede gli avevo anche fatto assaggiare la cinghia (50 colpi, mi pare), in modo che avesse esperienza diretta della mia mano. Avevamo preso appuntamento per la prima sessione correzionale, la settimana successiva. Il giorno stabilito, ero già a metà strada verso casa sua quando ero stato raggiunto da un suo sms in cui annullava l’incontro. La sera, via mail, venivo informato di quanto segue: 1) il somaro, anche dopo avermi visto di persona e aver confermato il suo interesse, aveva mantenuto rapporti epistolari con un master gay; 2) aveva quindi incontrato tale master il mattino stesso e con questi si era “intrattenuto”; 3) aveva quindi deciso di preferire il master, anche in quanto questi gli prometteva una storia con contenuti sessuali (dai quali io mi ero autoescluso dal principio).
Io avevo trovato scorretto il comportamento del corrigendo, non essendo stato informato della reale situazione in essere. Ero anche seccato per essere stato avvertito così tardivamente: solo mezz’ora prima dell’incontro.
Fatte presenti queste mancanze formali, il giovane mi aveva risposto in modo alquanto arrogante, aggiungendo – probabilmente con l’intento di offendermi – che forse io non ero poi così etero, se dimostravo interesse nel correggere maschi nudi. Concludeva intimandomi di non scrivergli più, ‘che tanto avrebbe cestinato le mie eventuali mail.
La mia esperienza mi pone quasi sempre al riparo dalle sorprese: nel mondo bdsm c’è veramente di tutto, compresi cazzari, maleducati, incerti, furbi. Lo so e ne tengo conto sempre, anche con i miei allievi più consolidati e fedeli. Fidarsi va bene, ma mai troppo.
Ci stava quindi anche quanto mi era successo, compreso il tentativo di farmi sentire a disagio perché accusato di essere “fintamente etero”. Parentesi: su quest’ultimo punto potrei aprire una disquisizione infinita, ma mi accontento di dire che se fossi gay non avrei alcun problema a dichiararlo e vivere di conseguenza e che quindi ogni dubbio sulla mia eterosessualità non mi fa né caldo né freddo. In un paio di occasioni mi sono fatto fare un pompino da maschietti e in un solo caso ne ho pure inculato uno, con grande soddisfazione e senza nessun senso di colpa. Ho dormito benissimo la sera stessa e tutte le successive, senza chiedermi se “fossi casomai frocio”. Mi andava, l’ho fatto. In tutte le altre occasioni, preferisco le femmine.
Fine parentesi.
Inquadrata quindi l’inattesa situazione, ho risposto: “Ho capito. Sei quello stupido somaro incostante e incoerente che si è messo a polemizzare con arroganza. Sei sicuro di volermi rivedere, immaginando cosa ti aspetterebbe?”.

L’sms di risposta è stato: “Non ho alcun dubbio. Ho assoluto bisogno di regole e severissime punizioni per essere addestrato ad un tenore di vita più ordinato con la riduzione controllata del vizio della masturbazione e della frequentazione dei siti porno. Il mio tempo libero ruota tutto intorno alla ricerca di continuo piacere sessuale. Vorrei espiare questa colpa. Desidero che Lei sia severissimo e inflessibile nel somministrarmi le punizioni. Desidero anche scusarmi con Lei per la maleducazione e l’arroganza con cui irriverenemtente mi sono rivolto a Lei Signor Istitutore. Nel pomeriggio se può vorrei parlare con Lei. La ringrazio devotamente implorando il Suo perdono”.

Riporto integralmente gli sms del giovane perché, al di là del suo comportamento prima scorretto e poi arrogante e offensivo, esso ha sempre offerto un ottimo esempio del modo in cui intendo che un aspirante allievo si rivolga al suo educatore. Tutta la nostra corrispondenza si era mantenuta su questo tenore e il comportamento dell’aspirante nella mia visita preliminare non aveva smentito le premesse.
Ho quindi accettato una conversazione telefonica, in cui ciascuno dei due ha ribadito le proprie posizioni.
Poco dopo, gli ho inviato un altro sms: “Prima anche solo di sperare di essere riammesso a un programma correttivo, dovrai scontare a carissimo prezzo la tua stupidità”.

La risposta è stata: “La ringrazio Signor Istitutore per avermi ascoltato pur nella mia indegnità. Il mio pentimento è sincero. Le chiedo ancora perdono per la mia grave irriverenza nei Suoi confronti. Mi creda se Le dico che mi sento fortemente in colpa per averLa offesa. Accetti, La supplico, la mia umile e sincera richiesta di perdono”.

Questa risposta contiene degli errori logici, per cui ho puntualizzato: “Il pentimento è tuo, il perdono ora non lo puoi avere. Potrai chiederlo solo dopo aver pagato per la tua arroganza”.

Al che mi è stato risposto: “Sì Signor Istitutore. Le domanderò perdono dopo essere stato giustamente e debitamente vergato per la grave offesa che Le ho arrecato. Allora se me ne darà il permesso La implorerò di riprendermi come Suo allievo corrigendo. La ringrazio umilmente per il tempo che mi sta dedicando e che non merito affatto”.

Bene. Quella sopra descritta è la situazione che da ieri mattina mi trovo a dover valutare, alquanto inaspettatamente.
L’ho riportata integralmente, con i testi originali degli sms, affinché chi mi legge possa toccare con mano la concretezza delle situazioni che si vengono a creare nel mondo bdsm, nella sempre difficile ricerca di una complementarità operativa.
I più curiosi vorranno forse sapere che comportamento ho deciso di tenere. Ebbene: al momento ho 3 allievi già “collaudati” che attendono il mio ritorno a Roma. C’è inoltre un nuovo aspirante allievo, che in questi giorni mi sta scrivendo con un’insistenza che rasenta la petulanza, e che tra un paio di settimane non mancherò di valutare meglio rispetto alle sue effettive motivazioni e al mio conseguente interesse per lui.
Tuttavia, una richiesta di ri-ammissione da parte di un quasi-allievo mi interessa, proprio per i suoi aspetti di novità. Il mio agire perciò sarà il seguente: terrò ben distinti i comportamenti scorretti e arroganti dell’ex allievo, rispetto all’idea originale di un piano correzionale e mi occuperò innanzitutto di essi. In merito, esso sarà pesantemente umiliato, degradato e battuto con estrema durezza. Adotterò metodi più tipici del Judicial Punishment che della Domestic Discipline: ho una nuova bacchetta di rigore, spessa e di notevole peso specifico, che ritengo adattissima per sanare i debiti pregressi di questo puzzolente somaro. Quando gli avrò fatto il culo blu (e non una sfumatura di meno che blu notte), mi disporrò a considerare criticamente la sincerità delle sue parole di pentimento.
Dopodiché sarà mio piacere informarvi su quali saranno state le mie decisioni circa la sua riammissione.
Se mi chiamo Educatore Severo, un perché c’è.

Educatore Severo

 

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