Sculacciate e il piacere di guardare

Nella sculacciata, soprattutto quella impartita dalle Padrone, si tende a rendere tutto un po’ asettico, privo di quel tanto di sesso che a mio avviso è bene che ci sia.
Ovviamente parlo dei miei gusti personali.
A me è capitato di vedere Padrone che sculacciavano ma l’unica cosa cui mostravano di essere interessate erano le chiappe dello schiavo, il loro diventare rosse per poi umiliarlo mettendolo in un angolo con il viso rivolto alla parete.
Era così perchè qualcuno stava osservando o temevano forse che un loro indugiare con lo sguardo o con le mani da qualche altra parte potesse indicare che erano meno Padrone?
Ho trovato interessanti queste foto che a fatica sono riuscito a trovare su internet.. Provate a fare una ricerca e vedrete che non sono comuni.

Le prime due foto. La Padrona non esita a prendere in mano, osservare, tastare, vedere le razioni del cazzo dell’ uomo che tra poco finirà sulle sue ginocchia.
Non capita tutti i giorni di essere messo seminudo o nudo sulle ginocchia di una bella donna e prenderle. A prevalere sarà la paura, l’ansia o l’eccitazione?
Qui mi pare che la risposta sia per il momento semi-evidente.
Peccato che non abbiamo una immagine nella stessa posizione quando si tirerà su dopo la sculacciata e con le natiche brucianti.
Si accettano scommesse.

Interessante la terza foto con le 2 ragazze di cui quella sul letto stringe i capezzoli dell’uomo mentre l’altra lo batte con un paddle.
Quella sul letto lo guarda in questo momento negli occhi per gustarsi la sua probabile smorfia di dolore, soprattutto se l’altra andrà giù dura con i colpi e se lei metterà sadicamente le unghie nella presa dei capezzoli. E lei si trova anche in linea perfetta con il cazzo di lui e per giunta a breve distanza.
La posizione in cui le due ragazze hanno messo l’uomo non mi pare casuale. Ben studiata per studiare da vicino le reazioni di tipo sessuale che la sculacciata provoca e godersi lo spettacolo.
Anche qui si accettano scommesse visto che l’angolo da cui è presa la foto ci fa restare con la curiosità.

 

 

La quarta e la quinta. L’altera Padrona forse è altera ma non troppo sicura di sé. Cosi suggerisce la foto che ce la mostra mentre guarda il viso dell’uomo quando a portata di occhio ha ben altro.
Guarderà? Guarderà con attenzione? Sorvolerà del tutto nel metterlo velocemente sulle sue ginocchia?
E qui è la terza scommessa.

 

 

La sesta e settima foto le trovo stupende. Nella prima delle due la Divina Signora punta lo sguardo proprio lì senza paura, del tutto “sfrontata” come direbbe Re Franco. Sicura del fatto suo non si preoccupa di cosa possa pensare lui. Gli guarda il cazzo e basta. E il sorriso lascia intendere che si sta divertendo e che lo spettacolo è di suo gradimento. Ma cosa sarà di suo gradimento? Un cazzo rimpicciolito dalla paura a conferma che lei incute paura oppure svettante di eccitazione e pronto a qualsiasi altro gioco che lei voglia?
Qui nessuna scommessa e io opto per la seconda ipotesi.
Le triangolazioni di sguardi dell’altra foto sono da manuale così come i visi. La ragazza seduta guarda con aria complice l’amica e sembra dirle “ora ci divertiamo”. E la ragazza in piedi – quella della foto precedente – di certo ricambia. Del resto abbiamo già visto prima cosa pensa e il suo carattere birbante e sicuro.
E lo sguardo di lui – se ingrandite la foto – punta di sottecchi verso le ragazze. Ne scruta, senza girare la testa per non farsi scoprire, le loro intenzioni. Ma c’è poco da scoprire con queste due così sicure del fatto loro e così propense a divertirsi senza porsi alcun problema.

E poi l’ultima che è un mistero. L’unica cosa sicura è chi comanda e chi è al traino. Al traino per andare dove e cosa esattamente fare? Per fare sesso o per tormentarlo con le mani, con un paddle, con un frustino, con i denti.
Lo sguardo di lei sorride, sicura, contenta della preda che ha catturato e che tiene saldamente in mano portandola nella sua tana per farne cosa più le aggrada senza preoccuparsi del dolore o del piacere del giovine, ma solo del suo piacere.

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