Io suggerisco anche a chi – da etero “puro”- salterebbe di leggere questo post proveniente da un uomo che punisce un altro uomo di leggerlo. E con attenzione.
Se volete, non soffermatevi sulle foto se urtano la vostra intima convinzione sessuale, ma leggete.
Ci sono considerazioni molto interessanti che possono valere per Padroni, per Padrone, per schiavi, per schiave. Siano essi etero o omo.
Vi ritrovo in questo articolo saggezza che proviene dalla pratica e non dal virtuale. Una pratica lunga e consolidata sulla quale il nostro “Educatore Severo” ha fatto le opportune riflessioni che valgono per lui, ma mi paiono possano essere utili a tutti i praticanti.
Fulvio
Ho precisato più volte di essere etero, ma di non avere preclusioni rispetto all’orientamento sessuale degli aspiranti allievi.
Così capita frequentemente che a un mio annuncio rispondano degli etero, a volte ansiosi di puntualizzare di non avere un interesse “personale” nei miei confronti.
Dal mio punto di vista, interpreto le loro richieste come un pieno successo della mia offerta di correzione, perché non ci sono altri fattori che si sovrappongano al desiderio di essere puniti. Si tratta quindi di una domanda di correzione “pura”.
Volevo parlarvi oggi di un mio particolare allievo etero, perché il suo caso offre diversi spunti di riflessione. Lo chiameremo Alberto, tanto per dargli un nome.
Egli è stato selezionato innanzitutto in base al suo ottimo modo di presentarsi: umile, rispettoso, per nulla demanding. Come nel 90% dei casi, si sentiva colpevole per l’eccessivo numero di seghe che costellavano la sua giornata (so di essere monòtono, ma non è colpa mia: il numero di segaioli in giro è impressionante). L’ho incontrato preliminarmente in un luogo pubblico e mi ha colpito favorevolmente, in quanto il suo modo di comportarsi di persona coincideva perfettamente con l’impressione che ne avevo ricevuto per mail. L’ho quindi convocato nel mio studio per la settimana successiva.
La sessione ha avuto lo sviluppo tipico che amo seguire e che si può definire come un rituale; ci sono varie, sottili ragioni per adottare una procedura più o meno prefissata e su di esse mi dilungherò in un articolo successivo. In estrema sintesi l’ho fatto spogliare, confessare, passare del tempo in cornertime (ex ante), poi l’ho battuto e per ultima cosa l’ho nuovamente costretto al cornertime (ex post).
E qui arriva la parte interessante. Dopo essersi rivestito e mentre lo stavo congedando, l’allievo ha chiesto di parlarmi. Mi ha domandato, secondo me, quante sessioni sarebbero servite per liberarlo del suo vizio. Ecco, ciò dimostra che a volte tutta l’esperienza del mondo non serve: trovi sempre qualcuno o qualcosa che riesce a stupirti. Per la prima volta, mi sono trovato di fronte a un’interpretazione letterale della mia offerta. Ero stato scambiato per un terapista! La cosa mi ha fatto riflettere non poco, su diversi aspetti delle relazioni bdsm.
Primo: come ho detto poc’anzi, per quanto ci si confronti preliminarmente via mail, restano sempre dei punti non ben chiari di ciò che viene offerto o richiesto, che possono manifestarsi in qualsiasi momento.
Secondo: bisogna stare molto attenti a ciò che si promette esplicitamente o implicitamente, perché si può essere colti da un’interpretazione delle parole che non è la nostra.
Terzo: le psicologie umane sono più numerose delle stelle in cielo.
Quarto: quanto di quello che si crea nel contesto di un piano correzionale è solo rappresentazione simbolica? Tra istitutore e allievo di solito si stabilisce un accordo sottinteso di una sospensione del reale, cioè si agisce “come se”. Mi spiego meglio. I miei allievi vengono da me perché vogliono veramente essere puniti. Questo è reale. Essi cercano soprattutto espiazione, per le più varie possibili ragioni. Ma nessuno vuole veramente liberarsi dai propri “vizi”, proprio perché vogliono continuare a espiarli. In questo singolo e unico caso, la mia offerta è stata presa come un servizio sociale a tutti gli effetti.
Il giovane Alberto ha continuato a frequentare il mio studio, sia pure con cadenza irregolare. Nelle mail o sms di richiesta di appuntamento specificava di meritare punizioni corporali molto severe, ma all’atto pratico era assai poco resistente al dolore. Ciò mi da’ spunto per un’altra osservazione di rilievo: a me non interessa impartire un prefissato numero di colpi, quel che voglio è che l’allievo percepisca la battitura come una vera e propria punizione. C’è chi ne sopporta 60, chi 6; non importa e non mi importa. Io dico di essere e sono severo, ma sempre rispetto allo standard del singolo allievo, non al mio. Dareste la stessa dose di medicina a un cavallo da tiro e a un cocker? Ovviamente no: l’importante è che su entrambi abbia l’effetto appropriato. Un educatore deve sapersi sempre regolare, avendo a mente il proprio scopo (punire in modo significativo) ma ricordando che sulla scena di persone ce ne sono sempre due e che entrambe hanno le proprie esigenze e i propri “diritti”. Non si possono esercitare i propri in barba a quelli dell’altro. Troppo spesso leggo annunci in cui il punitore di turno scrive roba tipo “non sai che ti farò”, come se il partner fosse un cuscino o un manichino. È un atteggiamento pericoloso, che dimostra che chi ha messo l’annuncio vuole solo sfogare pulsioni sue e che vede l’altro come un puro oggetto. Evitare, a tutti i costi.
Insomma, Alberto era “il tipo da 6”. Forse per questo, un bel giorno mi ha chiesto per sms, di sua iniziativa, un’umiliazione specifica: voleva essere mandato in strada scalzo, a fare il giro dell’isolato.
Solitamente non gradisco che un allievo si proponga come regista di una parte della sessione, ma nel suo caso avevo capito che per lui quella specifica umiliazione era particolarmente gravosa. Così non ho avuto problemi nell’accontentarlo, convertendo anche la consueta battitura delle natiche in una seduta di bastinado.
C’è un’altra cosa da aggiungere, a proposito di questo allievo. Esso aveva dei problemi fisici, non gravi, alla schiena, per cui gli risultava gravoso posizionarsi come io prediligo, cioè in ginocchio o ancora meglio a 4 zampe, con le terga ben spinte in fuori, offerte alla frusta. Come lo chiamo io: “reni in basso, culo in alto”. Anche in questo caso non ho insistito, e per due ovvie ragioni. La prima è che io punisco, non torturo. I limiti fisici e fisiologici – quando non sono pretestuosi – vanno sempre rispettati. Il mio obiettivo è di rimandare a casa l’allievo col culo viola e la consapevolezza che se lo è meritato, non con un mal di schiena collaterale. Seconda ragione: la postura per la battitura dev’essere comoda, per il corrigendo. Solo così egli può concentrare la propria attenzione dove io voglio che la tenga, cioè sulla colpa e sulla sferza, che è la conseguenza. Voglio che nella sua mente si stabilisca la correlazione diretta seghe/frusta, non seghe/mal di schiena (ginocchio, cervicale o quant’altro).
Così, quando Alberto mi ha fatto presente questo problema, ho “convertito” le bacchettate in ginocchio sulla poltrona in scudisciate disteso sul divano. (la bacchetta non va bene – secondo me – su un culo disteso). Mi sono perciò adeguato alla situazione, come credo in certi casi debba essere.
Penso che il resoconto di quest’esperienza aiuti a riflettere sulle molte sfaccettature che un rapporto educatore/allievo può assumere. Penso anche mostri abbastanza bene come un approccio rigido e preconfezionato non sempre sia la soluzione migliore e che quindi – come dico sempre – l’educatore debba saper interpretare chi ha di fronte. Come terza cosa, evidenzia che ogni tipo di sorpresa è sempre possibile, perché per quanto ci si possa preparare a tutto, l’Altro ci rimane sostanzialmente sconosciuto, e quindi imprevedibile. Non da ultimo, mi auguro che il caso di Alberto sottolinei la notevole responsabilità che chi offre un servizio come il mio deve sapersi assumere. Ciò accade tutte le volte in cui qualcuno si mette nelle nostre mani con la fiducia che questo tipo di rapporto squilibrato richiede.
Voglio concludere con una nota divertente, ai limiti del comico. Anche in una città grande come Roma, l’ambiente di coloro che postano annunci bdsm o vi rispondono è limitato. Sarà qualche centinaio di persone, non decine di migliaia. Da qualche mese ho una relazione sentimentale con una mistress (niente paura: non mi faccio picchiare da lei!), molto bella e desiderata. Bene: io metto i mie annunci, lei mette i suoi e recentemente abbiamo messo anche un annuncio insieme. Naturalmente in ciascun caso le connotazioni sono piuttosto diverse. Ci volete credere?: Alberto, in tempi separati, ha risposto a tutti e tre!
Ps.: le foto di questo articolo ritraggono proprio il corrigendo Alberto: due sono riferite al bastinado; la terza illustra gli effetti dello scudiscio.
Concordo con Fulvio! I principi di base valgono decisamente la lettura
Buongiorno Signor Fulvio, mi chiamo Gianni e scrivo dalla Puglia. Ho 34 anni ed ho letto attentamente la Sua esperienza. Io, se pur etero, sono sempre stato attratto dalla sottomissione verso una persona autoritaria, decisa alla quale servire in modo del tutto simile ad uno sguattero, ad un attendente con il suo superiore. Molto spesso ho conosciuto in chat master che dicevano di esserlo solo per farsi una scopata (scusi il termine), ma per me il rapporto dom/sub va oltre questo approccio. Uno slave deve servire il suo master affinché quest’ultimo ne tragga piacere, divertimento, relax anche in compiti di tutti i giorni. Io non so se leggera questo post, ma nel caso le invio in pvt il mio contatto skype per approfondire l’argomento (non lo faccio ora perché essendo la prima volta che scrivo qui, non so se lo leggeranno tutti o solo lei). buona giornata Signore
@giovanni
non hai capito ALMENO due cose:
1) Fulvio è il proprietario del sito, che mi ha onorato di una presentazione al post (oltre che dello spazio e della fiducia che mi offre da anni) e io sono EducatoreSevero. => chiarisci a chi stai scrivendo;
2) nei post precedenti mi sono sforzato – con qualche successo – di chiarire che io non sono un master, non mi interessa essere un master, non cerco schiavi né persone che desiderino esserlo.
Sempre negli altri 5 post precedenti, ho spiegato in dettaglio di essere un educatore, che è cosa più specifica e di nicchia di un generico master.
grazie Arkham
Chapeau!
Davvero un’illustrazione interessante sia a livello teorico che pratico.
Un grazie anche a Fulvio per avere messo in evidenza questo articolo e isuoi contenuti.