Una idea per non cadere nella banalità della nudità completa o anche per variare la classica e sempre bellissima gonna rialzata e mutandine a metà coscia in occasione di una sculacciata.
Questa “mise” è in puro stile vittoriano quando il vedere/mostrare era ristretto ai centimetri di pelle che proprio servivano scoperti. Nulla in più si doveva vedere. O almeno così volevano le buone regole ben sapendo quanto è bello infrangere le buone regole.
In mano un mazzetto di verghe strette da un nastrino e adattissime ad uno spanking campestre.
Ogni tanto vengo punita dal mio dom. in stile vittoriano. Lui usa il cane e mi infila pure dello zenzero fresco sbucciato nell’ano, cosa che provoca un bruciore da non dire. E’ una punizione dura, ma che mi gratifica in relazione alla mia capacità di superare la prova, se così vogliamo chiamarla.
Bei tempi quelli delle punizioni vittoriane. Magari avessi vissuto a quei tempi in Inghilterra, facendo come ho fatto in Italia l’insegnante…..
L’idea dello zenzero accuratamente sbucciato e ben inserito nell’ano è assolutamente eccitante!! Devo trovare il modo di suggerirla a mio marito, in modo che alla prima occasione mi sottoponga a questa squisita tortura, naturalmente accompagnandola con una lunga, meritatissima fustigazione…
Farò sapere con abbondanza di particolari..
Inserire zenzero fresco sbucciato nell’ano prima della fustigazione? Questa non la sapevo. Mi complimento. Aggiungere sofferenza alla sofferenza nei confronti di chi si è meritato un castigo è opera altamente meritoria.
Io ho provato il cane da adolescente. Ero in collegio e producevo vino di nascosto, utilizzando la frutta della mensa, che era per lo più marcia. Soprattutto usavo mele e pere, quindi facevo sidro. Per non far sentire l’odore ai frati, e alle insegnanti, producevo usando vasi di vetro che chiudevo ermeticamente. Il risultato era un vino spumante. Una notte esplose un vaso e fui scoperto. La preside mi condannò a dieci frustate sul sedere nudo, davanti alla scolaresca. Ricordo l’umiliazione di quando mi tirarono giù pantaloni e mutande davanti a tutti, ricordo le risatine delle compagne e il sapore del sangue, delle guance che mi morsi per non piangere, per non urlare, per mantenere un minimo di dignità. Ricordo il dolore fortissimo e il sorriso compiaciuto della profe di latino e greco come pure di quella di inglese. Ricordo la difficoltà di guardare negli occhi le mie compagne, coi compagni fu un poco più facile, mi si strinsero in una sorta di abbraccio amichevole.