Yapoo, il bestiame umano

In Italia del romanzo “Yapoo, il bestiame umano” del giapponese Shozo Numa si è parlato pochissimo laddove da altre parti sono sorti dibattiti anche furiosi stante la scabrosità di questa opera.
Il contenuto ideologico del romanzo (classista, razzista, colonialista) è quanto di più inaccettabilmente “scorretto” si possa immaginare. La sua temperatura erotica raggiunge i livelli dei punti più torridi e scandalosamente indecenti delle 120 Journées sadiane; purtroppo però le analogie con De Sade finiscono qui dal momento che Yapoo, una farraginosa saga (oltre 2000 pp. nella versione francese ) non vanta certo il lucidissimo ordine della cornice boccaccesca narrativa entro cui sono inquadrate le caleidoscopiche fantasie nelle 120 giornate, né il romanziere nipponico possiede la lucidità del Divino Marchese, anzi la sua narrazione risulta appannata, involuta, faticosa, decisamente indigesta alla lettura.
Proprio per questo appare tanto più opportuna la trasposizione in fumetto che di “Yapoo” è stata realizzata da Tatsuya Egawa, uno fra i massimi autori di manga. In effetti il fumetto migliora notevolmente la fruibilità dell’indigesta saga giapponese, aggiornandola e adeguandola ai più moderni sistemi di comunicazione.
Non è facile sintetizzare il contenuto di 2000 pagine. Ci provo.

In un mondo futuribile rigidamente gerarchizzato e matriarcale, buona parte dell’umanità vive sotto il tallone di una durissima ginarchia. Quindi questa grande massa di essere inferiori vive assoggettata a pochissimi privilegiati (i Superiori) considerati quasi Divini. Essi sono biondi, aitanti, di aspetto nordico, di carnagione bianca, di sesso quasi esclusivamente femminile o – per lo meno – efebici.
Queste Divinità si muovono sempre con naturale eleganza e aristocratico distacco dal momento che nel loro mondo da millenni è universalmente considerato giusto e assolutamente normale che i Superiori non solo dominino sugli inferiori (come l’uomo sugli animali) ma li sottopongano anche ai servigi più penosi, faticosi, dolorosi, degradanti, per la propria comodità, piacere o per semplice capriccio. La sventurata schiera degli inferiori, i miseri plebei destinati a servire, comprende tutti gli individui bianchi, ma di basso censo e – a maggior ragione – tutti gli individui appartenenti alle altre razze, considerate tutte inferiori, in particolare i giapponesi (ovvero gli Yapoo) i quali occupano gli infimi livelli della piramide sociale.
Gli Yapoo, ultimi fra gli ultimi, retrocessi al rango di bestiame, sono ridotti alle morfologie fisiche più bizzarre al fine di renderli perfettamente funzionali a certi particolari servigi cui sono destinati.
Vi sono svariati tipi di zerbini, sedie umane, poi vi sono i poggiapiedi viventi, esseri minuscoli recanti sulla schiena adiposa le impronte delle estremità della rispettiva padrona, confortevoli pantofole viventi che consumano tutta la loro breve esistenza ai piedi dei Superiori. Naturalmente, tra gli innumerevoli articoli di mobilio umano, esistono i più disparati modelli di sofà, (figura 1), di cuscini spiranti (specialità del giappone dove il facesitting ha origine intorno al 1950), di poltrone, di uomini-sedia … quelli magari esistono anche da noi … ma non così incatenati, legati, bloccati col siero paralizzante nelle loro atroci posizioni, come avviene nel mondo degli Yapoo dove, finché dura la loro misera vita, restano immobilizzati in modo da offrire alle Dee il massimo della comodità, coniugata con il massimo della sofferenza dello schiavo e quindi il massimo del piacere psicofisico per le divinità.

Oltre ai suddetti modelli – piuttosto prevedibili di utensili domestici – troviamo alcuni tipi assai meno prevedibili di domestic freaks dalla conformazione fisica assai bizzarra ma perfettamente funzionale al duro compito che li attende.
Ad es. il cunnilinger, la cui mansione è perfettamente intuibile dal nome Si tratta di esseri di taglia minuscola, una sorta di bassotti con la lingua particolarmente sviluppata, le labbra a ventosa per meglio aderire ai sessi da adorare e la testa affilata adatta per essere stretta fra le cosce padronali.
Vi sono poi i telepati, piccoli automi in contatto telepatico con il volere della padrona ma, siccome la cosa può sembrare fin troppo asettica, i telepati portano in testa come segno esterno della loro soggezione fisica e morale una berretta tessuta con i peli pubici delle rispettive Divinità.
Infine vi sono i setten, veri e propri servi-toilette ovvero latrine viventi. I setten sono nani dai colli allungabili e dalla bocca larghissima. Essi sono fatti apposta per insinuarsi con la loro minuscola statura al piedi dei Superiori e, senza che questi abbiano a degnarli neppure di uno sguardo, allungando il collo riescono a intrufolare il volto tra le divine intimità, vi incollano le labbra e in assoluto silenzio adempiono a bocca spalancata al loro degradante compito servile ingoiando e bevendo fino in fondo tutto l’amaro calice dello loro misera schiavitù.
Anche nelle Divinità femminili troviamo infatti strane specialità anatomiche piegate al piacere delle dominatrici le quali quando vogliono divertirsi possono contare sull’apporto di un pene “transgenico” (figura 4) in modo tale essere in grado di godere con un duplice organo sessuale, quello maschile e quello femminile. Le Divinità dispongono cioè di ben due strumenti di piacere intercambiabili che esse possono scegliere di impiegare, a seconda delle circostanze, per intensificare il piacere ed ottimizzare la ricerca dal momento che i due organi possono essere usati in modo anche sinergico e spingendo così il proprio piacere oltre al limite dell’orgasmo più parossistico che ucciderebbe gli inferiori, qualunque essere inferiore.
Solo i privilegiati infatti possono godere del piacere in modo così totale, assoluto.
E questa è una delle tante possibili allusioni metaforiche che hanno indotto Yukio Mishima (uno di più importanti intellettuali giapponesi autore dello straordinario Madame de Sade, ovvero il divin marchese visto con gli occhi di una provinciale al castello della lussuria) a definire yapoo un’utopia al rovescio, cioè la più aspra satira sociale, il più importante romanzo ideologico della moderna letteratura giapponese.

Se così stanno le cose, se ovunque nel mondo si parla di questo romanzo, se i contenuti così estremi possono indurre a tutta una serie di riflessioni filosofiche e sociologiche, è giusto che anche noi si dia uno sguardo meno superficiale di quello che abbiamo appena fatto qui, su questo blog, dove ho voluto dare solo brevi cenni.
Sul Boudoir, chi è interessato ad approfondire questi aspetti, trova qualche ulteriore riflessione.
http://www.gabbia.com/boudoir/29/03/2012/yapoo-il-bestiame-umano/#more-1398

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tags: No tags

11 Responses