Immobile

Seduta sul bordo del letto mi aspetti.
Due giorni, immobile nella stessa posizione.
Le caviglie unite dalle catene della mia volontà, le braccia dietro la schiena a mezza altezza.
La schiena dritta come sai che voglio. Indossi due tacchi a spillo da 15 cm.
All’inizio è stato difficile per te imparare a portarli per giorni interi, poi hai iniziato a godere del dolore che essi ti procuravano.
Per il resto sei nuda.
Davanti a te c’è uno specchio.
Ho voluto che tu imparassi a vederti bella attraverso i miei occhi.
Sei bagnata, ma non di piacere.
Come una bambina stamattina te la sei fatta addosso.
Ma non hai osato alzarti.
Non hai voluto disobbedirmi.
Le spalle ti fanno male, così il collo, innaturalmente dritto, eppure il dolore ha aumentato la percezione del tuo corpo.
Hai fissato i tuoi seni all’inizio.
Come ti avevo chiesto di fare.
Ore a guardarli e ad ammirarli.
Con naturalezza hai visto i capezzoli inturgidirsi.
Alzarsi quasi sfrontati.
Hai ammirato le areole scure che sai ti leccherò quando finalmente entrerò da quella porta, alle tue spalle.
Hai le gambe leggermente dischiuse. Seduta sul bordo del letto mi aspetti.
Due giorni, immobile nella stessa posizione.
Le caviglie unite dalle catene della mia volontà, le braccia dietro la schiena a mezza altezza.
La schiena dritta come sai che voglio. Indossi due tacchi a spillo da 15 cm.
All’inizio è stato difficile per te imparare a portarli per giorni interi, poi hai iniziato a godere del dolore che essi ti procuravano.
Per il resto sei nuda.
Davanti a te c’è uno specchio.
Ho voluto che tu imparassi a vederti bella attraverso i miei occhi.
Sei bagnata, ma non di piacere.
Come una bambina stamattina te la sei fatta addosso.
Ma non hai osato alzarti.
Non hai voluto disobbedirmi.
Le spalle ti fanno male, così il collo, innaturalmente dritto, eppure il dolore ha aumentato la percezione del tuo corpo.
Hai fissato i tuoi seni all’inizio.
Come ti avevo chiesto di fare.
Ore a guardarli e ad ammirarli.
Con naturalezza hai visto i capezzoli inturgidirsi.
Alzarsi quasi sfrontati.
Hai ammirato le areole scure che sai ti leccherò quando finalmente entrerò da quella porta, alle tue spalle.
Hai le gambe leggermente dischiuse.
Il tuo sesso è liscio come quello di una bambola.
È stato il primo gesto di sottomissione che ti ho chiesto.
Il secondo lo senti, freddo tra le gambe, pendere dal labbro.
Un piccolo anellino con le iniziali del mio nome.
Sai di non aver meritato ancora il collare che hai scelto, ma solo un piccolo segno di riconoscimento.
Che però ha lo stesso l’effetto di farti sentire una cagna, quando riesci a percepirne l’estraneità contro il tuo corpo.
Ti sei truccata per bene. Come ti ho chiesto.
Le punte dei seni e le grandi labbra del sesso sono scure di rossetto.
In faccia non hai messo nulla.
Perché io ti trovo bella così, brillante del sudore che lentamente ti accarezza il viso, come farà la mia bocca tra breve.
Sospiri, e ti stupisci dell’effetto che ha il tuo respiro nel silenzio assordante che ti circonda.
Non hai il permesso di parlare, come non hai il permesso di muoverti.
Osservi la tua bocca. Hai belle labbra, adesso te ne accorgi.
Sono leggermente secche per la mancanza di acqua, ma morbide.
Schiudi la bocca e ti vedi come un fiore.
Il candore dei tuoi denti si intravede appena nell’oscurità della stanza.
Ogni millimetro del tuo corpo è diventato uno strumento di autocelebrazione.
Stai imparando a conoscerti come non hai mai fatto prima.
Ti piace.
Ti piaccione le tue gambe, ti piace il tuo ventre, ti eccitano i tuoi seni.
Senti l’impulso di toccarti per simulare le mani di qualcun altro.
Hai voglia di essere presa e scopata con forza perché riesci a sentire l’odore del piacere che scorre dal tuo sesso e questo ti attrae.
Vorresti leccarti ed essere leccata e montata con forza e brutalità.
Vorresti che ogni parte del tuo corpo fosse stretta e graffiata e morsicata perché senti per la prima volta di essere pronta a vibrare nella totalità dei tuoi arti e delle tue membra.
Non ti è stato permesso di toccarti nell’ultimo mese.
Sei stata schiava di una promessa e questo ti causa un misto di rabbia ed eccitazione permanente che non sai come far passare.
Né se lo vuoi.
La prima volta che ti carezzai il collo e ti parlai all’orecchio fui chiaro: se entri nel mio mondo devi sottostare alle mie regole.
Godrai ma questo avverrà al termine un percorso che sarò io a decidere.
Passerà attraverso la sofferenza dell’astinenza, e poi diverrà il dolore dell’eccesso.
Mi apparterrai.
Ma per farlo dovrai prima avere consapevolezza del tuo corpo e della tua mente per poi cedermeli con la consapevolezza che non ti apparterrano più.
Diverrai risposta a domande e richieste che non avrò bisogno di fare.
Vivrai per quegli attimi in cui deciderò di darti amore.
In compenso io mi prenderò cura dite.
Deciderò chi sei e chi sarai ogni giorno.
Deciderò il tuo umore.
Ti farò piangere quando avrò bisogno di bere le tue lacrime per cancellare la mia arsura.
Ti farò ridere in tutti i modi possibili quando vorrò sentire le tue risa e saperti felice.
Ti farò urlare e desiderare la morte, quando avrò voglia di vederti soffrire.
Ti accarezzai un seno e tu tremasti leggermente.
Diverrai un corpo che esiste per soddisfarmi.
Sarai una bambina se lo vorrò, bisognosa di essere coccolata e istruita.
Lavata anche.
Baciata…come una piccola lolita.
Impersonerai una bambola, nuda anche della pelle, spogliata di ogni vestigia di umanità.
Imparerai l’arte dell’immobilità, la paura della disobbedienza e infine l’orgoglio della consapevolezza del tuo ruolo.
Obbedisti allora alla mia prima richiesta.
Sfilasti le scarpe e scendesti dalla macchina.
Attraversasti la strada per tornare a casa a piedi nudi, nella pioggia di ottobre.
Ti voltasti sulla porta di casa e mi sorridesti.
E’ passato tanto tempo da allora.
E sai che il percorso da compiere è ancora lungo…
Un rumore ti riporta alla realtà.
Sai che devi abbassare lo sguardo e lo fai meccanicamente e velocemente, quasi spaventata.
Mi senti alle tue spalle.
Ma tu guardi solo la punta dell scarpe.
La mia mano ti accarezza la spalla destra.
È fredda contro la tua pelle umida di stanchezza.
Senza volerlo un brivido ti attraversa la schiena facendotela inarcare leggermente.
Percepisci i tuoi seni ancora più esposti.
Senti le ginocchia toccarsi per un attimo e allontanarsi di nuovo.
Ti senti così piccola e indifesa.
Avvicini la testa verso la mia mano, vuoi che ti sfiori il viso.
Hai bisogno di un gesto di amore.
Della tua ricompensa.
Ti accarezzo la guancia e scorro le dita sulle tue labbra.
Le dischiudi senza accorgertene e le baci.
Niente morbosità in questo, solo l’esigenza di sentire il sapore della mia pelle.
Di percepre odori e sensazioni estranee alla tua essenza.
Ti avvolgo le spalle con le mani.
Le mie dita scivolano su di esse e scendono fino ai fianchi.
Sospiri perché non puoi farne a meno.
Lotti contro la stanchezza del tuo corpo per rimanere tesa, mentre sale dentro di te la voglia di lasciarti andare e rilassarti.
Ti massaggio delicatamente la schiena.
Adesso il dolore dell’immobilità.
Ascolti i muscoli del tuo corpo urlare e un lamento sottile ti esce dalle labbra.
Ti vengo davanti e mi inginocchio.
Ti afferro le ginocchia e ti separo le gambe.
Quasi vorresti opporre resistenza.
Io in ginocchio davanti a te, davanti alla tua vergogna esposta, davanti al tuo sesso bagnato della tua urina e del tuo morbido piacere.
Sposti la testa di lato e chiudi gli occhi.
Provi vergogna adesso.
E inizi a piangere senza saperne il perché. Liberazione, dolore, la frustrazione di saperti un oggetto davanti a un uomo, il sentirti una bambina che ha commesso un peccato.
Ti tiro verso di me.
Il contatto delle mie labbra sul tuo sesso ti crea quasi disgusto all’inizio.
Poi solo sospiri.
Mi senti baciarti.
Un bacio intenso come quello che anela adesso la tua bocca. La apri, quasi la spalanchi.
È come se avvertissi la mia lingua a contatto con la tua.
Ti inumidisci le labbra e provi la sensazione della morbidezza.
La stessa che sto provando io in questo momento.
Entro dentro di te con la lingua e poi inizio a passarla lentamente dal basso verso l’alto.
Ti sto pulendo come un cane, dal basso verso l’alto, sempre lentamente.
Troppo lentamente.
Bevo i tuoi umori e la tua vergogna, assaporo la tua intimità.
Poi mi soffermo sul clitoride già teso.
E inizio a circondarlo con la punta della lingua come in un vortice leggero.
Giro intorno e poi in una lenta spirale lo tocco sulla sommità.
Ti ritrai, ma ti riavvicino, con forza questa volta.
Senti le mie dita stringerti le cosce dall’interno, affondare nella carne e mi senti succhiare.
Con forza.
Senza delicatezzza.
Senti quasi strapparlo via e cedi.
Poggiando la schiena sul letto soffice e freddo.
Continuo a succhiarti il clitoride mentre con le dita inizio una carezza che ti sfiora appena le labbra del sesso.
Dal basso verso l’alto, dall’alto verso il basso.
Entro morbidamente che quasi non te ne accorgi mentre la mia lingua sapientemente ha iniziato a titillarti il clitoride più velocemente compiendo movimenti a croce.
Ogni volta che la senti allontanarsi dischiudi le grandi labbra e io ti penetro a fondo con le dita.
Quando lo tocco sulla punta contrai i muscoli avviluppandomi i piccoli strumenti di carne che ti stanno dando piacere.
Inizi ad ansimare più forte.
Allargare le dita ogni volta che ascolto i tuoi muscoli tremare, opponendo una resistenza che ti causa dolore e della quale non puoi fare a meno.
Esco con le dita, ti abbandono e poi rientro col mio pene.
Non te lo aspetti, ma lo accogli senza gemiti, premendo le labbra tra loro, allargando le narici.
Le tue mani ancora dietro la schiena si stringono a pugno e inarchi la schiena aliutandoti con esse per meglio offrirti.
Inizio a penetrarti con forza.
Fino in fondo.
Ti accosto le dita bagnate di te alle labbra.
Le avviluppi con la bocca e inizi a succhiarle.
Il sapore è aspro e buono.
Sa di te e lo conosci.
Poi con le mani ti afferro i seni e li avvicino tra loro.
Aumento l’intensità della penetrazione mentre inizio a stringerti i capezzoli insieme.
Entro in maniera violenta ed esco lentamente mentre con le labbra ti faccio aprire la bocca penetrandoti anche lì con violenza.
Senti la mia lingua che scivola dentro di te, e va in fondo, mentre il mio bacino si alza e abbassa con ferocia su di te.
Ti lascio i seni e ti avvolgo il volto con le mani.
Con i pollici ti tengo chiuse le narici.
Non respiri e inizi a rubare l’aria dalla mia bocca mentre la cadenza dei miei colpi si fa veloce.
Ti lascio la bocca, respiri a pieni polmoni e senti le mie mani stringerti i fianchi con forza.
Ti afferro le cosce e le alzo.
Le ginocchia quasi accanto alla tua testa.
Adesso senti che entro fino in fondo.
Per tutta la mia lunghezza.
Un gridolino ti esce dalla bocca e io mi fermo.
Mi guardi, gli occhi leggermente lucidi.
Ti sorrido, ma il mio sguardo è duro.
Capisci che mi fermerò ogni volta che emetterai un verso.
Inizio di nuovo a penetrarti.
Sempre più forte.
Alternando lentezza e velocità, penetrazioni profonde a tocchi più leggeri.
Ti è difficile trattenerti quando sono più brusco.
Mi fermo altre tre volte poi ti metto una mano sulla bocca.
E continuo.
Con i denti ti mordo il seno destro e mordo a fondo fino alasciari i segni.
Respiri solo dal naso, le mani dietro i reni ti fanno male.
Ti liberi di una scarpa e il tuo piede inizia a scivolarmi lungo un fianco, inizi a contrarre i muscoli della vagina.
Vuoi farmi venire dentro di te.
Vuoi sentirti riempire di calore.
Ti mordo sul collo nel momento in cui mi vieni addosso.
Rallento e ti libero la bocca.
Inizi a piangere sommessamente.
Senti di esserti liberata ma sai che non sei riuscita ad appagarmi.
Ti siedo accanto e inizio ad accarezzarti i capelli sudati.
Poi mi sdraio e ripercorro con le dita i segni che ti ho lasciato sul corpo..
Con la bocca mi avicino al tuo seno destro e lo lecco, piccoli colpi con la punta della lingua, quasi a volerlo pulire dal rossetto.. con la mia mano ti sfioro l’ombelico e lentamente scendo fino al sesso ancora gonfio.
Lo accarezzo lentamente, come la carezza data a una bambina.
Mi guardi riempirti di attenzione e vorresti ancora il mio respiro addosso.
Ti liberi delle tue catene immaginarie e con una mano mi carezzi una gamba.
Toccare il tuo corpo mi eccita.
Sapere che mi appartieni mi fa sentire vivo.
Ti alzi a sedere, sorridendo e scendi dal letto.
Ti inginocchi a terra.
Senti l’unico tacco che indossi sfiorarti il gluteo destro.
Ti avvicini con la bocca al mio pene e inizi a nettarlo da te.
Lo lecchi e poi lo avvolgi completamente.
Con i denti lo scopri e lo rendi nudo mentre con la lingua inizia a circondarlo.
Ti soffermi sulla parte più spessa, sopra il frenulo, lo accarezzi e lo tocchi coi denti.
Lo ingoi completamente.
Quasi ti fa male alla gola ma non hai tempo di sentire il fastidio.
Vuoi darmi piacere e continui soffocando il rumore della tua bocca con quello del tuo respiro.
Percepisci quando sto per venire e ti ritrai un pò con la testa.
Ti vengo contro il palato e sulla lingua.
Sorridente ti alzi da me e ti avvicini almio viso, poi mi baci mentre il sapore dei nostri due sessi si confonde nelle nostre bocche

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