Un commento alla festa di domenica scorsa. Un commento un po’ lungo per finire nei … commenti. Merita giusto risalto.
Fulvio
Dal momento in cui ho immaginato di trovare il coraggio, di venire (ed è successo quattro giorni prima), nel bel mezzo delle mie attività quotidiane, impegnata nelle più disparate azioni, mi sorprendevo ad avere pensieri confusi ad agitati riguardo al Sadistique. Il pulsare frenetico alle tempie. Arrossivo. Le persone che mi circondano mi chiedevano e si chiedevano a cosa io stessi pensando …
Fino all’ultimo ho esitato. Contavo le ore che mi separavano dalla domenica, vivendo uno stato di perenne ansia, desiderando con ogni
fibra del mio essere che fosse già il momento di partire… Milano. Due ore di macchina. Due ore e mezza al massimo. L’avrei fatto davvero?
Mi sono preparata con una lentezza esasperante. Come in un rito. Come in un sogno…
E sono rimasta in questa fase onirica, per tutto il tragitto. Pioveva, a tratti forte. L’autostrada, la cartina studiata a memoria, le uscite che si snocciolavano una dietro l’altra, mentre mi avvicinavo, chilometro dopo chilometro.
Ho trovato il posto con una facilità stupita. Le tre precise. Parcheggiato e sono rimasta in macchina, ad osservare dal mio angolino di anonimato il portone chiuso. Mi sono truccata con cura, poi una sigaretta nervosa. Non posso, non ce la faccio da sola… Mi sento inadeguata, imbarazzata.
Respirando a fatica, sentendomi non sufficientemente cosciente, eppure incredibilmente lucida, sono arrivata davanti al campanello, ed ho ascoltato il passare dei secondi. Decido: suono.
Da dietro il banco della reception mi hanno accolta con un sorriso: “E’ la prima volta?” “Si” ammetto, si vede… Ho sbrigato le formalità all’ingresso, sbirciando intorno a me. Poi mi sono cambiata, indossando qualcosa che speravo intensamente essere adatta, e finalmente sono stata introdotta all’interno del locale. Fulvio si è preso cura di me da subito, con i suoi modi gentili.
Ero in contatto con Shakner, che mi ha riconosciuta. Capisce. Mi presenta Colette, ed il suo modo informale, spontaneo ed allegro mi ha messa a mio agio.
Piano, dentro, ho sentito qualcosa sciogliersi, mentre cominciavo a guardare in giro con curiosità, e sempre maggiore coinvolgimento. Mi sono rilassata, ho osservato…
E le immagini, i giochi che cominciavano a dipanarsi ovunque, mi coinvolgevano in un vortice intenso. L’idea di poter partecipare attivamente, mi eccitava ogni minuto di più.
Sarei stata in grado?
Fulvio mi ha incoraggiata, guidata, intuendo i miei desideri.
Colette,mi ha preso la mano, guardandomi dritta negli occhi, mi ha accompagnata sotto la struttura per il bondage, e chiuso un polso stretto nel cuoio. Immediatamente sono stata invasa dall’abbandono che mi vince sempre quando vengo legata. Lei è rimasta al mio fianco, mentre perdevo contatto con gli occhi che sentivo puntati su di noi, e mi tendevo nella posizione migliore in attesa della prima frustata. La prima con la bull whip. La prima di Shakner. Quella di cui ero così curiosa, e che desideravo da giorni …
E quando mi ha raggiunta è stata inaspettata, diversa da qualsiasi altra cosa io abbia provato prima, asciutta, dura ed elastica insieme … dolorosa …
Stupita di fronte alla precisione del colpo, ho percepito la mente annullarsi, ed i pensieri si svuotarsi: vivo solo nella mia pelle, ora …
Le successive frustate sono arrivate totalizzanti ed imperiose a liberarmi da ogni pudore – il corpo dedicato completamente ed esclusivamente all’atto del subire, in un afflato di libertà esaltante- intensificandosi gradatamente, fino a trasformare i miei sospiri trattenuti in lamenti.
Shakner alternava con maestria le sue attenzioni tra me e Colette, che subiva, bellissima, coraggiosa e fiera, colpi – me ne rendo conto – molto più forti di quelli riservati a me. La ammiravo resistere alla bull whip, e trovare la forza di accarezzarmi, confortarmi, quando sentivo le ginocchia piegarsi per il dolore. Ho rifugiato la mia bocca nella sua tra una serie e l’altra, colma di sensazioni estreme.
Quando siamo state slegate ho provato un senso di gratitudine e gioia profonde…
Non ho idea di quanto tempo sia durato, o di quanto ne sia passato, prima che Fulvio mi proponesse un nuovo gioco, che non conoscevo: il “cane” …
Piegata a novanta gradi su un supporto, con la schiena inarcata, non vedevo nulla di quello che accadeva dietro di me, ma solo il viso di Colette, accucciata, che mi accarezzava le spalle e mi infondeva coraggio.
Dodici colpi. Dodici.
Sono pronta. Sono persa nel pensiero del supplizio che verrà inflitto alla mia pelle bianca già segnata…
Come sempre ho spalancato la bocca al primo, senza riuscire a respirare, stupefatta da quella sofferenza capace di raggiungermi la testa in due ondate distinte e caustiche. Ho cercato con tutta me stessa di sopportare senza implorare, mentre contavo, ad alta voce le sferzate. Colette mi stringeva le mani, nei suoi occhi una luce splendida. Alla dodicesima ero così fiera e selvaggiamente felice…
Fulvio mi guardava serio, inflessibile. La sua voce sembrava provenire da lontano, mentre mi informava pacatamente, che ero pronta per riceverne un’altra serie.
Per un secondo tutta la mia essenza si è ribellata a questa prospettiva, ma subito dopo ho sentito prepotente la mia natura, il mio orgoglio di schiava spingermi oltre ed ho annuito, senza capire da dove mi giungesse il coraggio.
La seconda serie è stata infinita, e giunta a metà, stentavo a reggermi sulle gambe. Ma c’erano le carezze di Colette, lo sguardo di Fulvio che non vedevo, ma sentivo tangibile su di me, ed il mio istinto cieco che desiderava solo assecondarlo…
Ho continuato, gemendo, ma senza chiedergli di smettere… Non volevo farlo… Nel pronunciare l’ultimo numero l’emozione che ho provato è stata indescrivibile…
Mi sono alzata felice. Felice… Completamente felice…
Ho avuto tempo per riprendermi e metabolizzare quest’esperienza circondata da persone davvero speciali.
Prima che la giornata terminasse ho affrontato ancora una sessione, più intima, in una delle stanze appartate, dotata di una croce di Sant’Andrea …
Una sessione di cui conserverò a lungo il ricordo, vibrante e travolgente.
Una sessione di cui non parlerò per ora, e durante la quale ho scoperto cose di me che non conoscevo.
Al momento di andare via sapevo di essere una persona diversa.
Oggi accarezzo i segni che restano evidenti sul mio corpo, sentendomi fortunata ed orgogliosa.
E già aspetto il giorno in cui potrò rivivere un Sadistique, sognante e grata.
Sognante…
marina
Molto interessante il testo di Marina (o marina) e molto belle le foto. Due sole foto, ma… queste si che riescono a dare una vera emozione!
Aldo dovresti aggiungere un ” a me” ( danno una vera emozione).
Moltissime altre foto del blog, per non dire TUTTE, sono in grado di dare “vere” emozioni, anche se mi sfugge il concetto di emozioni ” vere “, contrapposte presumibilmente ad emozioni “false”.
Ad altre persone queste foto possono non eccitare ed invece possono emozionare tantissimo foto di piedi femminili, di gente ricoperta di latex, di corpi legati senza evidenti atti di sadomaso…
Per me una foto è una foto.
L’emozione sta negli occhi e nella mente di chi guarda.
Sorry, hai ragione: queste foto – a me – danno un’emozione.
Ciao.
Concordo con Aldo, guardando queste foto anche io provo una forte emozione, ed anche una vera e propria eccitazione…Sono un amante della disciplina inglese e piace anche a me prendere il cane, sentire la canna che mi colpisce la carne provocandomi un forte dolore, sentire la mano della Mistress che mi tocca dove ha colpito forte, e sentire e vedere i segni nei giorni successivi.
Segni meravigliosi, nei giorni successivi, di cui andare realmente fiera…
adoro le punizioni inflitte ad una ragazza dal culetto bene esposto e date con il cane o bacchette.
Cosa mi sarebbe piaciuto assistere alla punizione di Marina di cui apprezzo le forme generose e nello stesso tempo sode delle sue natiche sulle quali pongo un virtuale bacio sperando che Marina non si offenda per il gesto. Ho letto più volte quanto ha scritto assaporando i suoi stati d’animo di ragazza che per la prima volta viene punita davanti a tante persone.
E’ bello rileggere le esperienze altrui e ri-trovare qualcosa di se stessi.
Io temo molto il cane, ne ho quasi paura, una paura eccitata ma sempre paura, e temo il suo dolore che definisco cattivo per l’intensità che ha, almeno su di me. Lo temo ma amo i segni che lascia, le striature evidenti sulla pelle, il dolore residuo del giorno successivo…
BENVENUTA marina, spero tu ci sia al prossimo sadistique.
anch’io ho paura del cane ma mi eccita moltissimo l’idea di provarci, io non ho esperienze da schiavo mi sono sempre autopunito e spero di trovare la mistres giusta che mi porti a provare tutto cio’