Sola, davanti allo specchio.
Posso guardarmi.
È la prima volta dopo settimane.
Oggi l’uomo che amo ha deciso di togliere la benda che mi rendeva suo oggetto.
L’ho sentito entrare, come ogni mattina, nella mia prigione fatta di cuscini e catene e incensi all’oppio. Ho sentito le sue mani forti toccarmi le braccia, scendere fino ai polsi e slegarli.
È stato strano.
Per un attimo essere libera mi ha procurato dolore.
Ha ragione quando dice che senza di lui non riuscirei neanche a respirare.
Non mi è permesso di vestire il mio corpo da mesi, eppure solo oggi mi sono sentita nuda.
Ma io sono solo un corpo creato per donargli piacere.
La mia bocca è sua.
Il mio sesso è suo.
Ogni parte di me gli appartiene.
Eppure spesso, quando sono da sola, penso che sia lui a servire me.
Ogni mattina mi porta da mangiare, ogni notte alle 11 mi prende tra le braccia, mi solleva, amorevole come un padre, e mi porta in bagno.
Mi guarda, nel momento più intimo, come si fa con una bambina, mi pulisce, e mi lava, mi pettina i capelli, mi spalma creme profumate su tutto il corpo, e mi riscalda tra le gambe fino a farmi tremare. Poi si ferma.
Semplicemente perché gli appartengo.
Sola, davanti allo specchio.
Posso guardarmi.
È la prima volta dopo settimane.
Oggi l’uomo che amo ha deciso di togliere la benda che mi rendeva suo oggetto.
L’ho sentito entrare, come ogni mattina, nella mia prigione fatta di cuscini e catene e incensi all’oppio. Ho sentito le sue mani forti toccarmi le braccia, scendere fino ai polsi e slegarli.
È stato strano.
Per un attimo essere libera mi ha procurato dolore.
Ha ragione quando dice che senza di lui non riuscirei neanche a respirare.
Non mi è permesso di vestire il mio corpo da mesi, eppure solo oggi mi sono sentita nuda.
Ma io sono solo un corpo creato per donargli piacere.
La mia bocca è sua.
Il mio sesso è suo.
Ogni parte di me gli appartiene.
Eppure spesso, quando sono da sola, penso che sia lui a servire me.
Ogni mattina mi porta da mangiare, ogni notte alle 11 mi prende tra le braccia, mi solleva, amorevole come un padre, e mi porta in bagno.
Mi guarda, nel momento più intimo, come si fa con una bambina, mi pulisce, e mi lava, mi pettina i capelli, mi spalma creme profumate su tutto il corpo, e mi riscalda tra le gambe fino a farmi tremare. Poi si ferma.
Semplicemente perché gli appartengo.
e non mi è concesso provare piacere.
Non è questo il mio ruolo e devo imparare a liberarmi dai miei istinti.
Quando mi riaccompagna nella mia stanza, mi saluta con un bacio sul piede e poi mi lascia sola.
Se gli capitasse qualcosa morirei di fame.
Ma se gli capitasse qualcosa non vorrei più vivere.
Dipendo totalmente da lui.
Sono sola davanti allo specchio adesso.
Mi ha spiegato che è il mio compleanno e che questo giorno sarà solo mio.
Mi guardo e non mi riconosco.
Ho i seni più tondi, forse perché sono più magra e risaltano di più.
I capezzoli sono accesi di rossetto.
Non mi sono accorta di essere stata truccata.
Ho i fianchi stretti, belle spalle, gambe dritte e muscolose.
Sorrido alla ragazza che ho davanti trovandola bellissima.
Ha dei bei denti bianchi.
Gli zigomi pronunciati, la fronte larga e candida, i capelli color cenere, e occhi scuri, intensi dal taglio quasi orientale.
Allargo leggermente le cosce e mi guardo il sesso liscio.
Sembra quello di una bambina piccola.
Sento una malinconia strana che mi fa venire voglia di piangere.
Non so stare da sola a guardarmi…vorrei che ilmio amore mi stringesse tra le sue braccia e allontanasse la mia tristezza.
Avvicino la mano all’ombelico e poi più giù.
È così tanto che non lo faccio.
Immagino che la mia mano sia la sua.
Vorrei chiudere gli occhi per rendere più reale la mia finzione.
Ma lui mi ha chiesto di non farlo.
Ha delle dita sottili lui.
Quasi come le mie.
Ma le mani più grandi.
Inizio a sfiorarmi lentamente.
Cercando di stare attenta alle risposte inconsapevoli del mio corpo.
Sento le mie/sue dita che percorrono il mio sesso dal basso vero l’alto.
Sorrido nell’istante in cui mi accorgo che sono bagnate.
Il mio respiro è più lento.
Mi sdraio sui cuscini che sono a terra.
Piego le ginocchia e mi guardo le labbra rosse aperte.
E mi guardo sfiorarle.
E mi guardo entrarci dentro.
Per un istante sospiro.
Poi vedo le mie mani intrecciarsi in un lento movimento di cui non mi sono mai accorta.
Dita candide sfiorano la mia bocca più voluttuosa.
Calde del mio miele salgono fino a sfiorarmi il centro delle mie emozioni più forti.
Con una mano, avida cerco e stringo un seno.
Fino a farmi male.
Aumenta la percezione del mio corpo.
Sono solo un corpo che ha bisogno di essere soddisfatto.
Sono solo un corpo che chiede di essere soddisfatto.
Inizio a entrare dentro di me con forza, mentre le mie cosce iniziano a tremare.
Il mio peso è sui talloni, sulle dita dei piedi, di nuovo sui talloni.
Il mio petto si alza e si abbassa e i miei seni vengono stretti spasmodicamente.
Prima uno poi l’altro. Velocemente.
Dov’è la bambina adorata dal mio amore?
Lo vedo con la sua bocca che mi lecca, e che mi penetra con la lingua.
Mi fa urlare questa sua esplorazione.
Sento che beve da me.
Che beve tutta la mia voglia di cazzo.
Entrami dentro, entrami dentro…
E vengo attorno alle mie dita. voglio assaggiarle.
Mi ritrovo a succhiarle come vuole che faccia con lui.
È buono il mio sapore.
Mi è sempre piaciuto.
Mi distendo su un fianco.
E ansimo.
Sorrido e ansimo.
Sono sudata.
Poi sento la porta che si apre dietro la mia schiena.
Passi che conosco mi sfiorano l’anima. una mano che conosco mi sfiora i capelli.
Vengo bendata di nuovo.
Grazie amore mio.
stupendo
ti ringrazio! un commento dopo 17 giorni di pubblicazione mi fa venir voglia di continuare!
i tuoi racconti sonosempre cosi belli ed emozionanti, ma li “sento” sempre infinitamente tristi….
dalle parole scritte è più facile che traspaia uno stato d’animo e il modo di sentire proprio del suo autore. Possesso e Appartenenza sono per me concetti che si traducono in protezione e amore incondizionato. Le mie “schiave” descritte sono creazioni, frutto di una ricerca lunga e difficile. Di un percorso che mira alla perfezione e che ha nella completa fiducia reciproca il suo culmine.